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«L'uomo è l'unico animale che sa di dover morire e che ne fa un dramma.» Questa riflessione tagliente appartiene a Kamel Daoud, scrittore, giornalista e intellettuale algerino nato il 17 giugno 1970 a Mostaganem, Algeria. Non è solo una frase ad effetto, ma il manifesto di un autore che ha fatto della memoria storica e dell'identità post-coloniale...

La Rivista 

Atlantis 01/2025

Ambiente, Transizione Ecologica e Sviluppo Economico in un'epoca di grandi cambiamenti Internazionali

L'epoca attuale è segnata da profondi cambiamenti geopolitici e climatici che stanno ridefinendo il futuro del pianeta. Da un lato, economie emergenti come Cina, India, Brasile, Sud Africa e Nigeria stanno crescendo a ritmi sostenuti, portando con sé significative trasformazioni sociali ed economiche. Dall'altro, il cambiamento climatico richiede norme più severe per la protezione dell'ambiente. La sfida globale consiste quindi nel conciliare lo sviluppo economico con la necessità di ridurre l'impatto ambientale, senza imporre un arresto alla crescita dei Paesi ancora afflitti dal sottosviluppo, impedendo loro di migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini. L'Unione Europea si è posizionata come leader nella transizione ecologica, promuovendo politiche ambiziose per ridurre le emissioni di CO2, incentivare l'uso delle energie rinnovabili e ridisegnare un modello economico sostenibile. Tuttavia, questa strategia si scontra con una realtà complessa, segnata da crisi globali come la pandemia di COVID-19, conflitti internazionali e l'influenza crescente di movimenti politici conservatori e nazionalisti, come dimostrato dal ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Le scelte politiche dell'UE si trovano ora a un bivio. Da un lato, la dipendenza energetica, emersa in modo drammatico con la crisi nei rapporti con la Russia, ha rivelato la fragilità del sistema di approvvigionamento europeo. Dall'altro, l'eccessiva delocalizzazione della produzione in Cina, specialmente nei settori chiave come l'automobile e l'elettronica, ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità economica e strategica delle attuali politiche industriali. A questo scenario si aggiunge la crescente competizione in Africa, dove Cina e Russia stanno espandendo la loro influenza economica e politica, mentre le potenze occidentali faticano a sviluppare strategie efficaci di cooperazione e sviluppo. La corsa alle terre rare, essenziali per l'innovazione tecnologica e la transizione ecologica, sta generando nuove tensioni internazionali, così come la competizione nello Spazio, che rappresenta la nuova frontiera strategica per molte potenze globali. Nel frattempo, gli elettori europei stanno cambiando prospettiva. Se in passato l'impegno ambientale era considerato un valore indiscutibile, oggi sempre più cittadini si interrogano sulla sua compatibilità con le realtà economiche e sociali. Il costo delle politiche green, spesso percepite come utopistiche, e le difficoltà nel mantenere la prosperità economica in competizione con le potenze emergenti stanno portando a una rivalutazione delle priorità. È tempo di guardare alla costruzione dell'Unione Europea con maggiore realismo? L'UE è davvero un progetto politico liberaldemocratico, o è piuttosto la realizzazione dell'ideale di Giuseppe Mazzini e, successivamente, di Altiero Spinelli per edificare un'Europa repubblicana e socialista? Il modello di welfare europeo, basato su un forte interventismo statale e su una burocrazia pervasiva, è compatibile con la competizione globale, dove Paesi con modelli economici più snelli e meno regolamentati stanno avanzando rapidamente? Inoltre, l'Europa può davvero garantire la propria sicurezza e difesa senza dipendere dagli Stati Uniti? Il modello europeo, che privilegia il multilateralismo e una regolamentazione stringente dell'iniziativa privata, è in grado di tenere il passo con l'innovazione tecnologica necessaria per affrontare le sfide future? Mario Draghi ha recentemente sottolineato come l'Europa debba trovare un equilibrio tra regolamentazione e crescita, evitando eccessivi vincoli che soffochino l'innovazione. Questa dicotomia si riflette anche nella scelta tra due modelli simbolici di sviluppo: Greta Thunberg o Elon Musk? Da un lato, l'ambientalismo radicale che impone cambiamenti drastici e immediati; dall'altro, l'innovazione tecnologica e l'iniziativa privata come motori della transizione ecologica. È necessaria una sintesi tra queste due visioni, evitando approcci estremisti che potrebbero compromettere la competitività economica europea. Il futuro sarà davvero determinato dalla mediazione e dagli equilibri geopolitici, in quello che i britannici una volta chiamavano il Grande Gioco, o sarà modellato da chi innova senza compromessi? L'Europa e il suo patrimonio culturale—razionalista, empirista e illuminista—rimangono centrali: è impossibile ignorare questi valori, che hanno imposto la supremazia del diritto sulla legge brutale della forza, la difesa dei diritti individuali contro il fanatismo religioso e un'economia capitalista che non sia controllata dallo Stato ma che preservi il ruolo cruciale dell'individuo. Infine, quale modello istituzionale dovrebbe adottare l'Europa per affrontare le sfide del presente e del futuro? Un'Europa federalista o confederata? L'UE deve trovare un equilibrio tra l'integrazione politica e il rispetto della sovranità nazionale, evitando di diventare un sistema burocratico inefficiente o, al contrario, un insieme di Stati incapaci di agire con una strategia comune. Il futuro dell'Europa e della sua politica ambientale dipenderà dalla sua capacità di coniugare sviluppo economico, innovazione e sostenibilità in un mondo sempre più complesso e competitivo. Sarà in grado di farlo senza rimanere indietro rispetto alle grandi potenze globali?  

Atlantis 01/2025

Environment, Ecological Transition, and Economic Development in an Era of Major International Changes

The current era is marked by profound geopolitical and climatic changes that are reshaping the future of the planet. On one hand, emerging economies such as China, India, Brazil, South Africa, and Nigeria are growing at rapid rates, bringing significant social and economic transformations. On the other hand, climate change necessitates stricter rules for environmental protection. The global challenge is therefore to reconcile economic development with the need to reduce environmental impact, without imposing a halt to growth on countries still afflicted by underdevelopment, preventing them from improving the living conditions of their citizens. The European Union has positioned itself as a leader in the ecological transition, promoting ambitious policies to reduce CO2 emissions, encourage the use of renewable energy, and redesign a sustainable economic model. However, this strategy faces a complex reality, marked by global crises such as the COVID-19 pandemic, international conflicts, and the rising influence of conservative and nationalist political movements, as evidenced by Donald Trump's return to the U.S. presidency. The EU's political choices now stand at a crossroads. On one hand, energy dependence, dramatically exposed by the crisis in relations with Russia, has revealed the fragility of the European supply system. On the other hand, the excessive outsourcing of production to China, especially in key sectors such as automobiles and electronics, has raised questions about the economic and strategic sustainability of current industrial policies. Adding to this scenario is the increasing competition in Africa, where China and Russia are expanding their economic and political influence, while Western powers struggle to develop effective strategies for cooperation and development. The race for rare earth elements, essential for technological innovation and the ecological transition, is generating new international tensions, as is the competition in space, which represents the new strategic frontier for many global powers. Meanwhile, European voters are shifting their perspective. While environmental commitment was once considered an unquestionable value, today more citizens question its compatibility with economic and social realities. The cost of green policies, often perceived as utopian, and the challenges of maintaining economic prosperity in competition with emerging powers are leading to a reassessment of priorities. Is it time to view the construction of the European Union with greater realism? Is the EU truly a liberal-democratic political project, or is it rather the realization of the ideal of Giuseppe Mazzini and later Altiero Spinelli to build a republican and socialist Europe? The European welfare model, based on strong state intervention and pervasive bureaucracy, is it compatible with global competition, where countries with leaner and less regulated economic models are advancing rapidly? Moreover, can Europe truly ensure its security and defense without depending on the United States? The European model, which prioritizes multilateralism and stringent regulation of private enterprise, is it capable of keeping pace with the technological innovation necessary to meet future challenges? Mario Draghi recently emphasized that Europe must find a balance between regulation and growth, avoiding excessive constraints that stifle innovation. This dichotomy is also reflected in the choice between two symbolic models of development: Greta Thunberg or Elon Musk? On one side, radical environmentalism that demands drastic and immediate changes; on the other, technological innovation and private enterprise as the driving forces of the ecological transition. A synthesis between these two visions is necessary, avoiding extremist approaches that could undermine Europe's economic competitiveness. Will the future truly be determined by mediation and geopolitical balances, in what the British once called the Great Game, or will it be shaped by those who innovate without compromise? Europe and its cultural heritage—rationalist, empiricist, and Enlightenment-driven—remain central: it is impossible to ignore these values, which have established the rule of law over the brutal law of force, the defense of individual rights against religious fanaticism, and a capitalist economy that is not state-controlled but maintains the crucial role of the individual. Finally, what institutional model should Europe adopt to address the challenges of the present and the future? A federalist or confederate Europe? The EU must find a balance between political integration and respect for national sovereignty, avoiding becoming an inefficient bureaucratic system or, conversely, a collection of states incapable of acting with a common strategy. The future of Europe and its environmental policy will depend on its ability to combine economic development, innovation, and sustainability in an increasingly complex and competitive world. Will it be able to do so without falling behind the great global powers?