All'Iran il primato delle condanne a morte nel 2023
All'Iran degli ayatollah il triste primato delle condanne a morte del 2023. Come riportato da un articolo di Avvenire del 30 maggio, la Repubblica Islamica ha eseguito il 74% delle condanne a morte registrate nel mondo lo scorso anno. Va precisato che questi numeri non tengono conto delle esecuzioni avvenute in paesi come Cina, Corea del Nord, Vietnam, sui quali non ci sono dati disponibili.
Questo primato deriva soprattutto da due fattori: da un lato la spietata repressione del regime contro le opposizioni dopo le proteste antigovernative iniziate con la morte di Mahsa Amini, dall'altro l'aumento significativo delle esecuzioni per reati legati al traffico di droga. Su 508 condanne a morte per narcotraffico nel mondo, 481 sono state eseguite in Iran.
A livello complessivo si registra un aumento del numero dei paesi abolizionisti o che applicano una moratoria alla pena di morte da almeno 10 anni (l'anno scorso sono stati 16 i paesi nei quali è stata eseguita almeno una condanna capitale, escludendo sempre dal conteggio Cina, Corea del Norde e Vietnam), ma il numero di esecuzioni è aumentato: 1.153 esecuzioni nel 2023, dato più alto dal 2015 (1.634), con una crescita del 31% rispetto al 2022.
A dominare la classifica sono i
paesi autoritari, con l'Iran in cima, seguito da Arabia Saudita e Somalia.
Anche negli Stati Uniti il dato è in aumento, dalle 18 esecuzioni del 2022 si è
passati alle 24 del 2023 (+33%).
Oltre alle esecuzioni è in crescita anche il numero di condanne a morte, 2428 nel 2023, con un aumento del 20% rispetto all'anno precedente.
EE