Gli interessi russi nel Mediterraneo/ Russian interests in the Mediterranean
Storico crocevia di culture, commerci e potere politico, negli ultimi anni il Mediterraneo ha visto emergere un nuovo attore internazionale: la Russia. Pur non essendo una potenza marittima tradizionale in questa regione, sotto la leadership di Vladimir Putin la Russia ha esteso la propria influenza nel Mediterraneo orientale, un'area strategicamente cruciale non solo per la sicurezza energetica e la navigazione commerciale, ma anche per il confronto geopolitico tra potenze globali.
Le mire russe per la regione mediterranea non sono, beninteso, recenti. Durante il regime sovietico, il Mediterraneo era considerato come un tutt'uno con il Mar Nero – bacino nel quale la Marina sovietica era la potenza incontrastata. La proiezione navale nel Mediterraneo, dunque, appariva perfettamente in linea con gli interessi nazionali, nonché con le teorie dell'Ammiraglio Sergej Gorškov, il quale sosteneva indefessamente che il controllo dei mari fosse cruciale per garantire la sicurezza e l'influenza geopolitica di una nazione. Nel caso del Mediterraneo, tuttavia, l'approccio non è stato particolarmente assertivo: la presenza fisica dell'URSS nel bacino si è limitata a uno squadrone – la Quinta Eskadra -, mentre l'appoggio ad alcuni porti mediterranei è stato altalenante; un esempio è il porto di Valona, in Albania, aperto ai sottomarini sovietici nel 1958 ma chiuso solo tre anni più tardi. La stessa dinamica ha interessato alcuni porti egiziani (Alessandria, Marsa Matruh e Port Said), il cui accesso alle navi sovietiche è stato consentito solo tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta. L'unica eccezione è stata la Siria, Paese in cui la presenza militare russa continua tutt'ora: dal 1971, il porto di Tartus costituisce l'unico avamposto navale russo permanente nel Mediterraneo, snodo strategico per il controllo delle rotte marittime, per il rifornimento delle forze russe in Siria e come punto di proiezione di potenza nel conflitto in Medio Oriente. La presenza russa in questo porto ha subito un notevole rafforzamento nel 2011, con l'inizio della guerra civile siriana, durante la quale Mosca si è schierata a supporto del regime di Bashar al-Assad.
Il mantenimento della base rafforza la posizione di Mosca in Siria e nella regione, consolidando il suo ruolo di potenza regionale in grado di influenzare gli sviluppi del Medio Oriente, inclusi i conflitti in corso e la gestione della crisi dei rifugiati. Oltre alla base di Tartus, in Siria la Russia vanta un'altra importante struttura d'interesse: la base aerea di Hmeimim, situata vicino alla città di Latakia. Sebbene questa base sia stata utilizzata principalmente per le operazioni aeree russe durante la guerra civile siriana, Hmeimim offre alla Russia una proiezione di potenza aerea diretta nella regione del Mediterraneo orientale.
Gli interessi della Russia, tuttavia, non si limitano alla Siria: Mosca ha infatti avviato una serie di accordi bilaterali con vari Paesi della regione per accedere a porti e strutture militari. Un esempio lampante è la Libia: se già durante la guerra civile la presenza militare russa è stata consistente – in sostegno al generale Khalifa Haftar -, negli ultimi mesi essa è incrementata. Nonostante Mosca non vanti basi ufficiali nel Paese, è nota l'importanza del porto di Tobruk, della base di al-Khadim, e delle basi di al-Jufrah e Brak al-Shati per il loro ruolo di punti di svincolo per il trasferimento di armi e forze militari russe verso l'Africa subsahariana.
Gli interessi russi nella regione mediterranea, insomma, sono molteplici e variegati. Ciò che li accomuna, però, è un singolo fattore: l'ambizione della Russia di affermarsi come potenza globale con una proiezione di potenza che si estende oltre i suoi confini diretti. E il Mediterraneo, che gode di una rilevanza strategica globale, non può che esserne interessato.
Non si può certo tralasciare la questione energetica. Il Mediterraneo è un passaggio vitale per le rotte energetiche, in particolare per il gas naturale e il petrolio che provengono dal Medio Oriente e dall'Africa del Nord. La Russia ha un forte interesse a mantenere il controllo o almeno l'influenza sulle rotte energetiche che passano attraverso questa regione. Questo interesse si lega anche alla costruzione e gestione di gasdotti e infrastrutture energetiche che attraversano il Mediterraneo. L'interesse della Russia nel Mediterraneo include anche il controllo e la protezione di eventuali giacimenti di idrocarburi nel Mar Mediterraneo orientale, dove alcuni paesi (come Cipro, Israele e Libano) hanno trovato riserve di gas naturale. Sebbene la Russia non abbia riserve dirette nella regione, la sua presenza le consente di influenzare l'accesso e la distribuzione di queste risorse, rafforzando la propria posizione come attore chiave nel mercato energetico globale.
È innegabile, infine, che il Mediterraneo rappresenti anche un'area di competizione fra la Russia e la NATO e gli Stati Uniti, che hanno una forte presenza nella regione. Gli Stati Uniti, in particolare, utilizzano il Mediterraneo come base per le operazioni militari in Medio Oriente e in Africa. L'espansione delle basi russe, come quella di Tartus, serve a Mosca per contrastare l'influenza dell''Occidente e a proteggere gli alleati russi dalle forze della NATO. La crescente presenza militare russa nella regione, quindi, non è solo una questione di sicurezza locale, ma anche di bilanciamento del potere globale.
Russian interests in the Mediterranean
A historic crossroads of cultures, trade and political power, in recent years the Mediterranean has seen the emergence of a new international player: Russia. Although not a traditional maritime power in this region, under the leadership of Vladimir Putin Russia has extended its influence in the Eastern Mediterranean, a strategically crucial area not only for energy security and commercial navigation, but also for the geopolitical confrontation between global powers.
Russian ambitions for the Mediterranean region are, of course, not recent. During the Soviet regime, the Mediterranean was considered as one with the Black Sea – a basin in which the Soviet Navy was the undisputed power. Naval projection in the Mediterranean, therefore, appeared perfectly in line with national interests, as well as with the theories of Admiral Sergei Gorshkov, who tirelessly argued that control of the seas was crucial to guarantee the security and geopolitical influence of a nation. In the case of the Mediterranean, however, the approach was not particularly assertive: the physical presence of the USSR in the basin was limited to one squadron – the Quinta Eskadra -, while support for some Mediterranean ports was fluctuating; an example is the port of Valona, in Albania, opened to Soviet submarines in 1958 but closed only three years later. The same dynamic affected some Egyptian ports (Alexandria, Marsa Matruh and Port Said), access to which was permitted to Soviet ships only between the end of the 1960s and the mid-1970s. The only exception was Syria, a country where the Russian military presence continues to this day: since 1971, the port of Tartus has been the only permanent Russian naval outpost in the Mediterranean, a strategic hub for the control of sea routes, for the supply of Russian forces in Syria and as a point of power projection in the conflict in the Middle East. The Russian presence in this port underwent a significant strengthening in 2011, with the beginning of the Syrian civil war, during which Moscow sided with the regime of Bashar al-Assad.
Maintaining the base strengthens Moscow's position in Syria and the region, consolidating its role as a regional power capable of influencing developments in the Middle East, including ongoing conflicts and the management of the refugee crisis. In addition to the Tartus base, Russia boasts another important facility of interest in Syria: the Hmeimim air base, located near the city of Latakia. Although this base was primarily used for Russian air operations during the Syrian civil war, Hmeimim offers Russia a direct air power projection into the Eastern Mediterranean region.
Russia's interests, however, are not limited to Syria: Moscow has in fact initiated a series of bilateral agreements with various countries in the region to access ports and military facilities. A clear example is Libya: while during the civil war the Russian military presence was significant – in support of General Khalifa Haftar -, in recent months it has increased. Although Moscow does not have any official bases in the country, the importance of the port of Tobruk, the al-Khadim base, and the al-Jufrah and Brak al-Shati bases is well known for their role as transfer points for the transfer of Russian weapons and military forces to sub-Saharan Africa.
Russian interests in the Mediterranean region, in short, are many and varied. What they have in common, however, is a single factor: Russia's ambition to establish itself as a global power with a projection of power that extends beyond its direct borders. And the Mediterranean, which enjoys global strategic importance, cannot help but be affected.
The energy issue cannot be overlooked. The Mediterranean is a vital passage for energy routes, in particular for natural gas and oil coming from the Middle East and North Africa. Russia has a strong interest in maintaining control or at least influence over the energy routes that pass through this region. This interest is also linked to the construction and management of gas pipelines and energy infrastructures that cross the Mediterranean. Russia's interest in the Mediterranean also includes the control and protection of any hydrocarbon deposits in the Eastern Mediterranean Sea, where some countries (such as Cyprus, Israel and Lebanon) have found natural gas reserves. Although Russia does not have direct reserves in the region, its presence allows it to influence access to and distribution of these resources, strengthening its position as a key player in the global energy market.
Finally, it is undeniable that the Mediterranean also represents an area of competition between Russia and NATO and the United States, which have a strong presence in the region. The United States, in particular, uses the Mediterranean as a base for military operations in the Middle East and Africa. The expansion of Russian bases, such as the one in Tartus, serves Moscow to counter Western influence and protect Russian allies from NATO forces. The growing Russian military presence in the region, therefore, is not only a question of local security, but also of a global balance of power.
Isabella CHIARA