Gli Usa, il voto e la questione cinese/The US, the vote and the Chinese question
Eleonora LORUSSO - Le presidenziali negli Stati Uniti sono accompagnate da voci complottiste sulla figura di Tim Walz, per i suoi rapporti con Pechino, e dall'intenzione bipartisan di frenare l'influenza della Cina
La questione cinese è destinata a rimanere un tema caldo negli Stati Uniti, anche nei prossimi mesi. Lo lascia intendere chiaramente la discussione della Camera americana su un pacchetto di leggi (28 in tutto), messe a punto con il chiaro scopo di contenere l'espansione di Pechino. Non a caso gli addetti ai lavori hanno ribattezzato come China week la settimana a cavallo tra l'11 settembre e il 19 settembre. Giorni intensi nei quali in aula sono arrivati i testi presentati dai Repubblicani, ma con il sempre meno velato appoggio dei Democratici.
A colpire, infatti, è la convergenza bipartisan che si è venuta a creare tra i due partiti, contrapposti su molti versanti, in primi quello elettorale. Mentre Donald Trump e Kamala Harris si affrontavano nel duello televisivo in onda il 10 settembre sulla ABC, infatti, i deputati dibattevano su come limitare gli investimenti nel Paese del Dragone a favore, invece, di maggiori esportazioni. Ma soprattutto, al centro dell'attenzione di entrambe le parti c'è l'esigenza di implementare i controlli sulla sicurezza, soprattutto cyber e attraverso canali non convenzionali, come internet e i social.
Se è vero che l'obiettivo è comune, è però indubbio che esistono anche sfumature, neppure troppo velate, nella determinazione a portare a casa una nuova legislazione entro la fine dell'anno, che significa inevitabilmente post-voto. Ecco, dunque, che la campagna elettorale influenza il dibattito, come testimonia la "questione Tim Walz". Il Governatore del Minnesota, scelto da Kamala Harris come braccio destro, è infatti stato accusato dal GOP, il Gran Old Party (espressione più pura dei Repubblicani d'America) di troppa contiguità con Pechino, se non addirittura di complicità.
Ufficialmente il termine utilizzato è "relazioni ambigue". A portare il caso fin sul tavolo del Direttore dell'FBI, Christopher Wray, è stato il Presidente della Commissione di controllo della Camera USA. James Comer ha infatti dato avvio formalmente a un'indagine sul candidato democratico alla vicepresidenza, citando i rapporti che quest'ultimo ha avuto in passato con la Cina. Comer, esponente del partito repubblicano e originario del Kentucky, ha sottolineato i "legami di lunga data del governatore del Minnesota con entità e funzionari del Partito comunista cinese". Poi ha chiesto al direttore dell'FBI, Christopher Wray, "informazioni, documenti e comunicazioni relative a entità e funzionari legati al PCC" con cui Walz potrebbe essersi "impegnato e aver collaborato". Comer non si è limitato, dunque, a una semplice accusa verbale, ma è passato alle carte, sottolineando nel suo rapporto alla Commissione che presiede quella che ritiene una "relazione intima" di Walz con Pechino.
La faccenda ha origini lontane e risale esattamente agli anni '80, quando Walz ha trascorso circa un anno nella Repubblica popolare, insegnando in una scuola superiore grazie al programma WorldTeach dell'Università di Harvard. Una volta tornato e diventato insegnante in una high school in Nebraska, il suo Stato d'origine, ha fondato con la collega nonché moglie Gwen Whipple a una società chiamata Educational Travel Adventures, specializzata in viaggi di studio estivi per studenti americani, proprio in territorio cinese. Era il 1994 e da allora i suoi contatti con il mondo cinese non si sono mai interrotti, culminando nel 2007 quando Walz è ha vinto una borsa di studio presso l'Università Politecnica cinese di Macao. Per questo Comer non ha esitato ad affermare che il Governatore mantiene da anni una "devozione al PCC".
A riprova di questa presunta relazione privilegiata con Pechino, il repubblicano Comer ha sottolineato come Walz abbia effettuato ben 30 visite in territorio cinese dal 1989 ad oggi, spiegando che "Il popolo americano merita di comprendere appieno quanto sia profondo il rapporto del governatore Walz con la Cina". Fin qui i numeri, ma c'è chi si è spinto oltre, come Ron Johnson. L'esponente repubblicano, originario del Wisconsin, ha fatto notare quella che a suo avviso non è una coincidenza, ossia la data di matrimonio scelta proprio da Walz, ossia il 4 giugno del 1989, giorno della strage di Tienanmen, come se si trattasse di una sorta di "omaggio" al popolo cinese. Non è tardata, però, la risposta dei democratici, che hanno liquidato come "complottiste" le tesi di Johnson. Tra i difensori di Walz c'è anche chi ha ricordato come nei suoi viaggi abbia anche incontrato il Dalai Lama, come accaduto nel 2016, quando il Governatore del Minnesota aveva anche voluto parlare con alcuni attivisti per i diritti umani di Hong Kong.
L'elenco dei reciproci botta e risposta è comunque lungo. Chi accusa Walz di eccessiva accondiscendenza verso Pechino sottolinea come nel "suo" Minnesota ci sia una forte presenza di investimenti cinesi. Oltre ad essere la terza comunità più numerosa tra i non native Americans, con circa 43mila persone sui 240mila asiatici che vivono nello Stato, nei mesi scorsi aveva animato il dibattito il tentativo di far passare alcune leggi che limitassero la massiccia campagna di acquisto dei terreni da parte di cittadini cinesi.
A proporre nuove norme era stato il repubblicano Pete Stauber, che prevedeva il divieto di acquisizione delle terre a uso agricolo per i cittadini della Repubblica popolare. Nello stesso periodo si era rispolverata la presunta partecipazione del Governatore a un evento dell'ente no profit US-China Peoples Friendship Association nel 2019. La presenza di Walz, pur non citata nel comunicato stampa dell'ambasciata cinese, sarebbe stata "provata" da una foto in cui compariva con il console generale Zhao Jian, della missione di Pechino a Chicago, commentata dallo stesso Walz come un'occasione "scambio di opinioni" sulle relazioni sino-americane e sulla cooperazione subnazionale.
Oggi la questione torna in primo piano, se non altro perché l'insofferenza per le pratiche commerciali cinesi riguarda sia gli esponenti dell'elefantino che quelli dell'asinello, insieme ai legami militari della Cina con la Russia e l'Iran. Non a caso proprio nel pieno nelle ultime battute della campagna elettorale il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan ha incontrato l'omologo Wang Yi. Da un lato, dunque, il "gioco elettorale", dall'altro la volontà di spianare la strada a un nuovo corso nelle relazioni tra Washington e Pechino, a prescindere da chi andrà alla Casa Bianca.
The US, the vote and the Chinese question
The presidential elections in the United States are accompanied by conspiracy rumours about Tim Walz, for his relations with Beijing, and by the bipartisan intention to curb China's influence
The Chinese question is destined to remain a hot topic in the United States, even in the coming months. This is clearly indicated by the discussion in the American House on a package of laws (28 in all), developed with the clear aim of containing Beijing's expansion. It is no coincidence that experts have renamed the week between September 11 and September 19 as China week. Intense days in which the texts presented by the Republicans arrived in the chamber, but with the increasingly less veiled support of the Democrats.
What is striking, in fact, is the bipartisan convergence that has been created between the two parties, opposed on many fronts, first and foremost the electoral one. While Donald Trump and Kamala Harris faced each other in the television duel broadcast on September 10 on ABC, in fact, the deputies debated how to limit investments in the Country of the Dragon in favor, instead, of greater exports. But above all, at the center of attention of both parties is the need to implement security controls, especially cyber and through unconventional channels, such as the Internet and social media.
While it is true that the goal is common, it is however undoubted that there are also nuances, not too veiled, in the determination to bring home new legislation by the end of the year, which inevitably means post-vote. Here, then, the electoral campaign influences the debate, as evidenced by the "Tim Walz question". The Governor of Minnesota, chosen by Kamala Harris as her right-hand man, has in fact been accused by the GOP, the Grand Old Party (the purest expression of the Republicans of America) of too much contiguity with Beijing, if not outright complicity.
Officially the term used is "ambiguous relations". The one who brought the case to the table of the Director of the FBI, Christopher Wray, was the Chairman of the US House Oversight Committee. James Comer has in fact formally launched an investigation into the Democratic candidate for vice president, citing the latter's past relationships with China. Comer, a member of the Republican Party and originally from Kentucky, highlighted the "long-standing ties of the governor of Minnesota to entities and officials of the Chinese Communist Party". He then asked the Director of the FBI, Christopher Wray, for "information, documents and communications relating to entities and officials linked to the CCP" with whom Walz may have "engaged and collaborated". Comer did not limit himself, therefore, to a simple verbal accusation, but moved on to the papers, underlining in his report to the Committee he chairs what he considers a "cozy relationship" between Walz and Beijing.
The matter has distant origins and dates back to the 1980s, when Walz spent about a year in the People's Republic, teaching in a high school thanks to the WorldTeach program of Harvard University. Once he returned and became a teacher in a high school in Nebraska, his home state, he founded with his colleague and wife Gwen Whipple a company called Educational Travel Adventures, specialized in summer study trips for American students, right in Chinese territory. It was 1994 and since then his contacts with the Chinese world have never stopped, culminating in 2007 when Walz won a scholarship to the China Polytechnic University of Macao. For this reason Comer did not hesitate to affirm that the Governor has maintained a "devotion to the CCP" for years.
As evidence of this alleged privileged relationship with Beijing, Republican Comer highlighted how Walz has made 30 visits to Chinese territory from 1989 to today, explaining that "The American people deserve to fully understand how deep Governor Walz's relationship with China is." So far the numbers, but there are those who have gone further, like Ron Johnson. The Republican representative, originally from Wisconsin, pointed out what in his opinion is not a coincidence, namely the wedding date chosen by Walz himself, June 4, 1989, the day of the Tiananmen massacre, as if it were a sort of "tribute" to the Chinese people. However, the Democrats' response was not long in coming, dismissing Johnson's theses as "conspiracy theorists." Among Walz's defenders, there are also those who recalled how he also met the Dalai Lama during his travels, as happened in 2016, when the Governor of Minnesota also wanted to speak with some human rights activists from Hong Kong. The list of mutual exchanges is long, however. Those who accuse Walz of excessive compliance with Beijing underline how in "his" Minnesota there is a strong presence of Chinese investments. In addition to being the third largest community among non-native Americans, with about 43 thousand people out of the 240 thousand Asians who live in the state, in recent months the attempt to pass some laws that would limit the massive campaign of land purchases by Chinese citizens had animated the debate.
The new rules were proposed by Republican Pete Stauber, who would have banned the acquisition of agricultural land for citizens of the People's Republic. In the same period, the alleged participation of the Governor in an event of the non-profit organization US-China Peoples Friendship Association in 2019 was dusted off. Walz's presence, although not mentioned in the press release of the Chinese embassy, was "proven" by a photo in which he appeared with Consul General Zhao Jian, of the Beijing mission in Chicago, commented by Walz himself as an opportunity to "exchange opinions" on Sino-American relations and subnational cooperation. Today the issue is back in the spotlight, if only because the intolerance for Chinese commercial practices concerns both the exponents of the little elephant and those of the little donkey, together with China's military ties with Russia and Iran. It is no coincidence that right in the midst of the final stages of the election campaign, National Security Advisor Jake Sullivan met with his counterpart Wang Yi. On the one hand, therefore, the "electoral game", on the other the desire to pave the way for a new course in relations between Washington and Beijing, regardless of who will go to the White House.
Eleonora LORUSSO