Il caso Almasri e il nodo diplomatico: l’Italia tra sovranità politica e giustizia globale/The Almasri Case and the Diplomatic Dilemma: Italy Between Political Sovereignty and Global Justice

27.01.2025

Il 18 gennaio 2025, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato d'arresto nei confronti di Osama Elmasry Njeem, noto come Osama Almasri, sulla base di accuse di gravi crimini di guerra e contro l'umanità, commessi a partire dal 2015, nella prigione di Mitiga, nei pressi di Tripoli. Il 19 gennaio, Almasri è stato arrestato dalla DIGOS a Torino, mentre assisteva a una partita di calcio. Il 21 gennaio, tuttavia, la Corte d'Appello di Roma ha disposto la sua scarcerazione, dichiarando illegittimo l'arresto, per la mancata autorizzazione da parte del Ministro della Giustizia, come previsto dalla legge n. 237/2012 che disciplina le modalità di cooperazione tra l'Italia e la CPI. Successivamente, Almasri è stato rimpatriato in Libia con un volo di Stato italiano, in un contesto di azioni apparentemente non coordinate tra il Ministero dell'Interno e il Ministero della Giustizia, che sollevano dubbi sull'aderenza dell'Italia agli obblighi internazionali e sulle possibili motivazioni politiche della decisione, legate alle relazioni bilaterali con la Libia.

Il contenuto del mandato d'arresto e la scelta della declassificazione

Il mandato d'arresto della CPI accusa Almasri di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, tra cui omicidi, torture, stupri, violenze sessuali, trattamenti crudeli e persecuzioni. Tali crimini sarebbero stati perpetrati nella prigione di Mitiga, dove Almasri, in qualità di responsabile delle strutture carcerarie, avrebbe ordinato o commesso direttamente atti contro detenuti, molti dei quali imprigionati per motivi religiosi o ideologici.

A seguito della scarcerazione e del successivo rimpatrio di Almasri, la CPI ha deciso di declassificare il mandato d'arresto, originariamente emesso sotto sigillo ma oggi facilmente consultabile (con il numero di registrazione ICC-01/11-149-US-Exp). La scelta di rendere pubblico il documento è stata motivata dalla volontà di garantire la massima trasparenza e dalla necessità di sollecitare una piena cooperazione da parte degli Stati membri, come previsto dallo Statuto di Roma, permettendo al contempo di evidenziare la gravità delle accuse.

Il dibattito

La gestione del caso Almasri ha scatenato un acceso dibattito, in Italia e sulla scena internazionale. L'Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha criticato duramente il Governo per aver permesso la liberazione e il rimpatrio dell'accusato, sottolineando il rischio di compromissione della credibilità internazionale dell'Italia. Anche l'opposizione ha contestato la vicenda, con richieste di chiarimenti urgenti al governo Meloni e accuse di decisioni guidate da logiche politiche, anziché da considerazioni giuridiche.

Tra le critiche principali emerge l'interpretazione restrittiva della legge n. 237/2012, che assegna al solo Ministro della Giustizia il compito di gestire le richieste pervenute da parte della CPI. Tuttavia, molti esperti hanno sottolineato che, in casi di urgenza, sarebbe possibile applicare norme generali del Codice di Procedura Penale, per autorizzare un arresto provvisorio, in attesa di ulteriori accertamenti o verifiche. La scelta di rimpatriare Almasri ha inoltre sollevato sospetti relativamente ad un possibile compromesso politico, legato alla cooperazione tra Italia e Libia, soprattutto in tema di controllo e gestione preventiva dei flussi migratori.

Le questioni aperte

Il caso Almasri solleva interrogativi profondi sul rapporto tra diritto interno e obblighi internazionali. Come conciliare il legittimo esercizio della sovranità nazionale e l'impegno a garantire giustizia per crimini internazionali? Quali possono essere le implicazioni per la credibilità dell'Italia nell'aderire a organismi internazionali come la CPI? In che misura considerazioni di carattere politico devono poter influenzare decisioni riguardanti accuse di questa gravità? Queste domande rimangono al centro di una vicenda che mette alla prova la coerenza e l'efficacia dell'Italia nel rispettare i suoi impegni sul piano internazionale. Forse, in un quadro più ampio di trasformazioni della scena globale, richiedono una rinnovata riflessione sulla volontà e la capacità degli Stati di perseguire obiettivi più estesi degli immediati interessi nazionali.


The Almasri Case and the Diplomatic Dilemma: Italy Between Political Sovereignty and Global Justice


On January 18, 2025, the International Criminal Court (ICC) issued an arrest warrant for Osama Elmasry Njeem, known as Osama Almasri, on charges of grave war crimes and crimes against humanity committed since 2015 at the Mitiga prison near Tripoli. On January 19, Almasri was arrested by DIGOS in Turin while attending a football match. However, on January 21, the Rome Court of Appeal ordered his release, deeming the arrest unlawful due to the lack of authorization from the Minister of Justice, as required by Law No. 237/2012, which governs cooperation between Italy and the ICC. Subsequently, Almasri was repatriated to Libya on an Italian state flight, amidst apparently uncoordinated actions between the Ministry of the Interior and the Ministry of Justice. This raised concerns about Italy's adherence to international obligations and potential political motivations behind the decision, particularly regarding bilateral relations with Libya.

The Content of the Arrest Warrant and the Declassification Decision

The ICC's arrest warrant accuses Almasri of war crimes and crimes against humanity, including murder, torture, rape, sexual violence, cruel treatment, and persecution. These crimes were allegedly committed at the Mitiga prison, where Almasri, as head of the prison facilities, reportedly ordered or directly carried out acts against detainees, many of whom were imprisoned for religious or ideological reasons.

Following Almasri's release and subsequent repatriation, the ICC decided to declassify the arrest warrant, which was originally issued under seal but is now publicly accessible (registration number ICC-01/11-149-US-Exp). The decision to make the document public was motivated by the desire to ensure maximum transparency and the need to prompt full cooperation from member states, as required by the Rome Statute, while also highlighting the gravity of the charges.

The Debate

The handling of the Almasri case has sparked intense debate in Italy and on the international stage. The National Association of Magistrates (ANM) harshly criticized the government for allowing the release and repatriation of the accused, warning of potential damage to Italy's international credibility. The opposition also condemned the incident, demanding urgent clarifications from the Meloni government and accusing it of making decisions driven by political considerations rather than legal principles.

A key point of contention is the restrictive interpretation of Law No. 237/2012, which assigns sole responsibility to the Minister of Justice for handling requests from the ICC. However, many experts have pointed out that, in urgent cases, general provisions of the Code of Criminal Procedure could be applied to authorize a provisional arrest pending further investigation or verification. The decision to repatriate Almasri has also raised suspicions of a potential political compromise tied to Italy-Libya cooperation, particularly in the areas of migration control and prevention.

Open Questions

The Almasri case raises profound questions about the relationship between domestic law and international obligations. How can the legitimate exercise of national sovereignty be reconciled with the commitment to ensure justice for international crimes? What are the implications for Italy's credibility in adhering to international bodies like the ICC? To what extent should political considerations influence decisions regarding accusations of this gravity? These questions remain central to a case that tests Italy's consistency and effectiveness in meeting its international commitments. Perhaps, in a broader context of global transformations, they call for renewed reflection on states' willingness and ability to pursue goals beyond immediate national interests.


Luca BARALDI