L’Europa di Spinelli e l’Europa di Giorgia Meloni / Spinelli’s Europe and Giorgia Meloni’s Europe

Nel recente dibattito in Parlamento sul Manifesto di Ventotene, Giorgia Meloni ha affermato che la sua idea di Europa è distante da quella immaginata da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941. La premier è stata accusata di 'parricidio' nei confronti dei padri fondatori dell'UE, di mancare di rispetto alla Resistenza e persino di apologia del fascismo per le sue dichiarazioni. Al di là delle opinioni politiche, le parole della Presidente vanno inquadrate all'interno di un dibattito ancora molto attuale tra i federalisti europei, che mirano ad un'integrazione politica e militare sempre più stretta, e coloro che difendono la sovranità nazionale come principio imprescindibile.
L'Europa immaginata dai federalisti del Manifesto di Ventotene e quella promossa da Giorgia Meloni e più in generale dai conservatori europei rappresentano due visioni contrapposte. Il federalismo europeo di matrice spinelliana punta alla creazione di un'entità sovranazionale con istituzioni comuni forti, capaci di superare il tradizionale concetto di Stato-nazione. La visione di Meloni e dei conservatori europei, invece, insiste su un'Europa come confederazione di Stati sovrani, in cui le nazioni conservano piena autonomia nelle scelte politiche, economiche e militari.
Questa differenza di approccio si riflette anche nel dibattito sul riarmo europeo. I federalisti spingono per la creazione di un esercito europeo, con una politica di difesa centralizzata, in grado di garantire maggiore indipendenza strategica. I conservatori, invece, rifiutano l'idea di un'unica forza armata europea, preferendo un aumento della spesa militare da parte dei singoli Stati e una maggiore cooperazione industriale nel settore della difesa. L'obiettivo è sfruttare le economie di scala per rendere l'industria bellica più efficiente, senza tuttavia cedere sovranità militare a Bruxelles.
In questo contesto, il dibattito sulla difesa comune diventa cruciale per il futuro dell'Unione Europea. Se da un lato cresce la necessità di rispondere alle sfide internazionali con un'Europa più forte militarmente, dall'altro permangono profonde divergenze su come raggiungere questo obiettivo, tra chi sogna un'unione politica e militare più stretta e chi difende la sovranità nazionale come principio irrinunciabile.
ENRICO ELLERO
Spinelli's Europe and Giorgia Meloni's Europe
During the recent parliamentary debate on the Manifesto of Ventotene, Giorgia Meloni stated that her idea of Europe is far from the one envisioned by Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, and Eugenio Colorni in 1941. The Prime Minister has been accused of 'parricide' against the founding fathers of the EU, of disrespecting the Resistance, and even of making an apology for fascism due to her statements. Beyond political opinions, the President's words should be understood within the context of an ongoing debate between European federalists—who advocate for ever-closer political and military integration—and those who defend national sovereignty as an essential principle.
The Europe imagined by the federalists of the Manifesto of Ventotene and the one promoted by Giorgia Meloni and European conservatives, in general, represent two opposing visions. Spinellian European federalism aims to create a supranational entity with strong common institutions, capable of overcoming the traditional concept of the nation-state. Meloni's vision, along with that of European conservatives, instead insists on a Europe as a confederation of sovereign states, where nations retain full autonomy in political, economic, and military decisions.
This difference in approach is also reflected in the debate on European rearmament. Federalists push for the creation of a European army with a centralized defense policy, ensuring greater strategic independence. Conservatives, on the other hand, reject the idea of a single European armed force, preferring increased military spending by individual states and greater industrial cooperation in the defense sector. The goal is to leverage economies of scale to make the defense industry more efficient, without, however, ceding military sovereignty to Brussels.
In this context, the debate on common defense becomes crucial for the future of the European Union. On the one hand, there is a growing need to respond to international challenges with a militarily stronger Europe; on the other, deep divisions remain on how to achieve this goal—between those who envision a closer political and military union and those who uphold national sovereignty as a non-negotiable principle.
ENRICO ELLERO