La geopolitica del turismo
Che senso ha parlare di "geopolitica del turismo"? Giuseppe Bettoni e Béatrice Giblin affrontano ampiamente questa annosa questione nel loro volume che porta lo stesso titolo. La tematica implica tutta una serie di riflessioni che vanno dall'uso-abuso del territorio che diventa spazio turistico alla competizione sfrenata tra diverse destinazioni turistiche ove impattano sia positivamente sia negativamente gli indotti economici derivanti da particolari eventi o attrazioni. Dal 2007 la Società Geografica italiana ha riconosciuto il ruolo fondamentale del turismo non solo in Italia ma anche nel resto dell'Europa. Quando si parla di geopolitica, in questo caso, si deve considerare, come sostiene lo studioso Lacoste, la contesa di due o più attori politici di un determinato territorio. Temperature miti, luoghi da sogno, piatti tradizionali delle cucine regionali, il patrimonio artistico inestimabile sono tutti valori aggiunti che fanno dell'Italia una meta ambitissima. Se da un lato il turismo rappresenta una possibilità di sviluppo e di occupazione per la popolazione locale, dall'altro si rivela una minaccia per il forte impatto ambientale a livello mondiale e talvolta anche per i comportamenti scorretti dei viaggiatori che si dimenticano di essere "ospiti" dei luoghi che visitano. Si possono cambiare le "evidenze geografiche"? Si possono dirottare i flussi turistici massivi verso altre destinazioni ancora non valorizzate adeguatamente"? In Italia pare esistere sin dalla fine della seconda guerra mondiale una separazione netta tra pianificazione territoriale e azione politico-economica sempre secondo quanto affermato da Bettoni e Giblin. Come si potrebbe organizzare meglio il territorio in vista di flussi turistici crescenti? Un' azione più incisiva da parte delle agenzie internazionali che fanno capo all'ONU, come l'OMT, sembra essere una delle possibili vie da percorrere.
CP