La guerra all’ultimo drone in Ucraina/The war to the last drone in Ukraine
Sebbene l'uso dei droni, come apparecchi militari con capacità ricognitive e di attacco al suolo, sia cominciato già nei primissimi anni duemila, con l'attuale conflitto in Ucraina tale fenomeno sta mutando forma, con modalità pressoché imprevedibili fino a pochi anni fa.
Se gli UAVs (unmanned aerial vehicle) della war on terror di Bush erano aeromobili di notevoli dimensioni e dall'elevatissimo costo, i droni utilizzati ad oggi da entrambe le parti in conflitto su suolo ucraino sono molto più piccoli ed economici. Tra le novità più interessanti ci sono proprio i droni FPV (first person view) che, derivanti da prodotti ad uso commerciale, costano circa 500 dollari l'uno e possono essere prodotti in grandi quantità e pilotati con relativa facilità. Per quanto evidentemente non comparabili ai vari Predator o Reaper, questi droni 'giocattolo' si stanno rivelando un vero game changer, in quanto permettono, pur disponendo di pochi uomini, esigue risorse e scarsa logistica, di avere monitoraggio aereo del campo di battaglia e, in alcuni casi, anche possibilità d'attacco. Facilmente trasportabili, le postazioni di droni possono cambiare velocemente posizione sulla linea del fronte e rispondere dunque in maniera flessibile alle esigenze tattiche.
L'utilizzo intensivo di droni di piccole dimensioni in Ucraina è tuttavia relativamente recente. Nelle prime fasi dell'invasione russa, non potendo puntare alla supremazia aerea a causa dell'impreparazione della sua aeronautica, Kiev ha impiegato con successo i celeberrimi droni di medie dimensioni Bayraktar TB2, di produzione turca. Questi apparecchi si dimostrarono essenziali nel contenimento dell'avanzata russa e furono tanto apprezzati che ad essi fu dedicata addirittura una popolare canzone dell'esercito ucraino. Tuttavia, già dalla metà del 2023, è divenuto evidente come questi aeromobili costituissero un bersaglio troppo facile per la contraerea e per le armi di guerra elettronica russe che, a seguito della stabilizzazione della linea del fronte, hanno significativamente aumentato le proprie capacità di deterrenza.
Non potendo contare sul supporto dell'aereonautica ucraina ma necessitando di apparecchi aerei in grado di monitorare il terreno, guidare l'artiglieria e eseguire precisi attacchi al suolo, la soluzione è stata fornita proprio dai droni FPV. Inizialmente si trattava di droni commerciali, principalmente cinesi (si noti che tutt'ora la Cina è il principale produttore di droni domestici al mondo, con una compagnia – la DJI - che ne ha quasi il monopolio) leggermente modificati ai fini di aumentare le performance di volo o per renderli in grado di portare con sé piccoli ordigni. A partire dalla fine del primo anno di guerra, l'Ucraina ha cominciato un programma intensivo di produzione domestica di droni FPV, diventato più strutturato anche in seguito alla sospensione dei rifornimenti di droni cinesi alle parti coinvolte nel conflitto ucraino voluto da Xi Jinping nell'ottobre 2023. Ad oggi, il governo ucraino afferma di star producendo circa 100mila unità di droni al mese e Zelensky stesso ha annunciato che una cospicua parte del pacchetto di aiuti americano all'Ucraina (circa 800 milioni di dollari) verrà devoluta proprio allo sviluppo di questi sistemi d'arma. La produzione dei quadricotteri, ha coinvolto largamente anche la popolazione civile, che si è dedicata a questa attività con la stessa solerzia con la quale, all'inizio del conflitto, produceva cocktail Molotov. Macabro indicatore del progresso tecnologico che, inevitabilmente, le guerre recano con sé.
La tipologia di droni in maggiore espansione e che ha suscitato il maggiore scalpore mediatico negli ultimi mesi è quella dei droni kamikaze: quadricotteri trasportanti un proiettile di mortaio o di RPG che, guidato da un operatore tramite un visore connesso alla telecamera del drone, possono essere condotti con precisione quasi chirurgica su un bersaglio, statico o in movimento. Ciò consente ai piloti di droni FPV di colpire in maniera accurata trincee, interno di edifici ma anche veicoli militari. Un drone da 500 dollari munito di esplosivo, qualora indirizzato verso i punti deboli di tali mezzi, ad esempio la porzione superiore della torretta o del motore può essere in grado di distruggere, o danneggiare seriamente, anche carri armati o IFV (infrantry fighting vehicles) da milioni di dollari.
Da notare, inoltre, come l'utilizzo dei droni FPV in Ucraina è divenuto inoltre molto popolare anche tra le fila dell'esercito russo: da entrambe le parti si stanno applicando nuove tecnologie ed addestrando piloti di droni sempre più preparati. Attraverso i quadricotteri si sta creando così una dimensione parallela – in miniatura- del combattimento aereo.
Numerose, tuttavia, sono anche le limitazioni di questi apparecchi, inevitabilmente legate alle loro piccole dimensioni. Tra le limitazioni principali si annoverano il limitato range operativo, che si aggira al massimo attorno ai 8- 10 km, la quasi impossibilità di essere utilizzati di notte (essendo droni di basso costo non dispongono di telecamere termiche o ad infrarossi) e, soprattutto, la possibilità del nemico di interferire nelle telecomunicazioni tra operatore e drone tramite jammers. Tecniche di jamming rappresentano il tallone d'Achille di questa tecnologia in quanto disturbando il suddetto segnale radio possono immobilizzare o far precipitare il drone nemico. Ad oggi il jamming risulta la sola deterrenza non cinetica (quindi che non comporti l'utilizzo di munizioni) efficace contro questa tecnologia.
Vista l'efficacia e innovatività di questi sistemi d'arma, gli eserciti di tutto il mondo stanno seguendo attentamente il cambiamento tecnologico sul campo di battaglia. L'esercito statunitense, fuoriclasse indiscusso in termini di sviluppo ed applicazione di nuove tecnologie militari, sta lavorando su nuovi droni kamikaze FPV (ad esempio il Bolt-M di Anduril), sperimentando peraltro con l'intelligenza artificiale, così da rendere questi droni in grado di acquisire e seguire autonomamente (funzione già presente negli ultimi droni commerciali) i propri obiettivi. Si noti come quella dell'intelligenza artificiale potrebbe essere una evoluzione cruciale nel contesto dei droni FPV: avere un quadricottero in grado di individuare e colpire autonomamente un bersaglio o di seguire un percorso preimpostato basandosi sul terreno sottostante riduce a zero le possibilità di jamming, in quanto viene meno la comunicazione radio del pilota. Tuttavia questa sembra una realtà ancora lontana per i droni FPV, che fanno del basso prezzo il loro asset principale. Allo stesso modo, Washington sta addestrando unità specializzate alla guerra anti drone; sfida principale in questo scenario è garantire una risposta efficace al contrasto degli UAV, che sia però anche proporzionata sul piano della spesa militare. Senza la giusta preparazione in termini addestrativi e tecnologici, si potrebbe arrivare ad utilizzare missili da decine o centinaia di migliaia di dollari per contrastare sciami di economicissimi quadricotteri armati.
Anche l'Italia è all'avanguardia nell'impiego di queste nuove tecnologie: a testimonianza di ciò vi è il centro di eccellenza anti-drone di Sabaudia, impiegato proprio nel contrasto dell'uso dei droni tramite guerra elettronica. Tuttavia è da notare come l'esercito italiano, come molti altri nel mondo, quando vi è bisogno di piccoli droni da ricognizione, utilizzi ancora quasi esclusivamente droni cinesi DJI. Considerando come per certi versi i droni DJI si stiano rilevando più avanzati dei corrispettivi militari, sorgono delle evidenti problematicità; si sta delineando infatti un considerevole gap tecnologico, che vede in questo ambito le innovazioni del mercato trainare il settore militare. Di qui la necessità di investire in ricerca e sviluppo in questo settore e di sviluppare al più presto apparecchi italiani od europei che siano in grado di sostenere la competizione con la produzione cinese, tanto in termini di tecnologia che di costo.
L'uso intensivo dei droni FPV sul campo di battaglia è stato un evento imprevedibile, frutto dalle altrettanto inaspettate modalità con le quali si è sviluppata la guerra in Ucraina. Combattimenti di trincea e guerriglia urbana tra eserciti tecnologicamente equiparabili sembravano elementi estranei alle logiche della guerra contemporanea, finché ciò non è avvenuto, creando lo scenario perfetto per l'impiego di quadricotteri. Con le loro caratteristiche uniche, i droni FPV sembrano destinati ad accompagnare lo sviluppo dell'attuale conflitto in Ucraina, come probabilmente anche di quelli a venire.
The war to the last drone in Ukraine
Although the use of drones, as military devices with reconnaissance and ground attack capabilities, began in the early 2000s, with the current conflict in Ukraine this phenomenon is changing shape, in ways that were almost unpredictable until a few years ago.
If the UAVs (unmanned aerial vehicles) of Bush's war on terror were aircraft of considerable size and very high cost, the drones used today by both sides in the conflict on Ukrainian soil are much smaller and cheaper. Among the most interesting innovations are precisely the FPV (first person view) drones which, deriving from products for commercial use, cost around 500 dollars each and can be produced in large quantities and piloted with relative ease. Although clearly not comparable to the various Predators or Reapers, these 'toy' drones are proving to be a real game changer, as they allow, despite having few men, few resources and poor logistics, to have aerial monitoring of the battlefield and, in some cases, even the possibility of attack. Easily transportable, the drone stations can quickly change position on the front line and therefore respond flexibly to tactical needs.
The intensive use of small drones in Ukraine is, however, relatively recent. In the early stages of the Russian invasion, unable to aim for air supremacy due to the unpreparedness of its air force, Kiev successfully used the very famous medium-sized Bayraktar TB2 drones, produced in Turkey. These devices proved essential in containing the Russian advance and were so appreciated that a popular song of the Ukrainian army was even dedicated to them. However, by mid-2023, it became clear that these aircraft were too easy a target for Russian anti-aircraft and electronic warfare weapons, which, following the stabilization of the front line, had significantly increased their deterrent capabilities.
Unable to count on the support of the Ukrainian Air Force but needing aerial devices capable of monitoring the terrain, guiding artillery and carrying out precise ground attacks, the solution was provided by FPV drones. Initially, these were commercial drones, mainly Chinese (note that China is still the main producer of domestic drones in the world, with one company - DJI - having almost a monopoly on them) slightly modified in order to increase flight performance or to make them capable of carrying small bombs. Since the end of the first year of the war, Ukraine has begun an intensive domestic production program of FPV drones, which has become more structured also following the suspension of supplies of Chinese drones to the parties involved in the Ukrainian conflict wanted by Xi Jinping in October 2023. To date, the Ukrainian government claims to be producing around 100 thousand units of drones per month and Zelensky himself has announced that a significant part of the American aid package to Ukraine (around 800 million dollars) will be donated to the development of these weapons systems. The production of quadcopters has also largely involved the civilian population, who have dedicated themselves to this activity with the same diligence with which, at the beginning of the conflict, they produced Molotov cocktails. A macabre indicator of the technological progress that wars inevitably bring with them. The type of drone that is expanding the most and that has caused the most media stir in recent months is that of kamikaze drones: quadcopters carrying a mortar or RPG projectile that, guided by an operator via a visor connected to the drone's camera, can be led with almost surgical precision onto a target, static or moving. This allows FPV drone pilots to accurately hit trenches, inside buildings but also military vehicles. A $500 drone equipped with explosives, if directed towards the weak points of such vehicles, for example the upper portion of the turret or the engine, can be able to destroy, or seriously damage, even tanks or IFVs (infrared fighting vehicles) worth millions of dollars.
It should also be noted that the use of FPV drones in Ukraine has also become very popular among the ranks of the Russian army: both sides are applying new technologies and training increasingly more prepared drone pilots. Through quadcopters, a parallel – in miniature – dimension of aerial combat is being created.
However, there are also numerous limitations of these devices, inevitably linked to their small size. Among the main limitations are the limited operational range, which is around 8-10 km at most, the near impossibility of being used at night (being low-cost drones they do not have thermal or infrared cameras) and, above all, the possibility of the enemy interfering in the telecommunications between operator and drone through jammers. Jamming techniques represent the Achilles heel of this technology because by disturbing the aforementioned radio signal they can immobilize or crash the enemy drone. To date, jamming is the only non-kinetic deterrent (therefore not involving the use of ammunition) effective against this technology. Given the effectiveness and innovation of these weapon systems, armies around the world are carefully following the technological change on the battlefield. The US Army, an undisputed champion in terms of development and application of new military technologies, is working on new FPV kamikaze drones (for example, Anduril's Bolt-M), also experimenting with artificial intelligence, so as to make these drones capable of autonomously acquiring and following (a function already present in the latest commercial drones) their own targets. Note how artificial intelligence could be a crucial evolution in the context of FPV drones: having a quadcopter capable of autonomously identifying and hitting a target or following a pre-set path based on the terrain below reduces the possibility of jamming to zero, as the pilot's radio communication is lost. However, this seems to be a distant reality for FPV drones, which make low price their main asset. Similarly, Washington is training specialized units for anti-drone warfare; the main challenge in this scenario is to ensure an effective response to countering UAVs, which is also proportionate in terms of military spending. Without the right preparation in terms of training and technology, missiles worth tens or hundreds of thousands of dollars could be used to counter swarms of very cheap armed quadcopters.
Italy is also at the forefront in the use of these new technologies: evidence of this is the anti-drone center of excellence in Sabaudia, used precisely to counter the use of drones through electronic warfare. However, it should be noted that the Italian army, like many others in the world, still uses almost exclusively Chinese DJI drones when there is a need for small reconnaissance drones. Considering how in some ways DJI drones are proving to be more advanced than their military counterparts, some obvious problems arise; in fact, a considerable technological gap is emerging, with market innovations driving the military sector in this area. Hence the need to invest in research and development in this sector and to develop Italian or European devices as soon as possible that are able to compete with Chinese production, both in terms of technology and cost.
The intensive use of FPV drones on the battlefield was an unpredictable event, the result of the equally unexpected ways in which the war in Ukraine developed. Trench fighting and urban warfare between technologically comparable armies seemed alien to the logic of contemporary warfare, until this happened, creating the perfect scenario for the use of quadcopters. With their unique characteristics, FPV drones seem destined to accompany the development of the current conflict in Ukraine, and probably also of those to come.
Luca MOZZI