La rovina di Haiti/The Ruin of Haiti

24.07.2024

La storia di Haiti è quella di uno Stato che sta pagando, a caro prezzo, le conseguenze delle atroci vicende trascorse sin dalla sua nascita. La preziosa ex-colonia francese fu la prima repubblica 'nera' al mondo, dichiarando formalmente la propria indipendenza nel 1804 dopo anni di schiavitù e rivolte. Da allora, la guerra civile ha continuato ad essere una costante come l'altalenante assetto socioeconomico e la diffusa corruzione. Tutt'oggi teatro di numerose crisi umanitarie e climatiche, Haiti è incontestabilmente il frutto del giogo coloniale occidentale.

L'isola caraibica di Hispaniola, situata tra Cuba e Portorico, subì originariamente la dominazione spagnola con l'arrivo di Cristoforo Colombo, e all'inizio del XVII secolo vide l'insediamento dei francesi ad Ovest. Le potenze si divisero il territorio, fondando due realtà che, per quanto interconnesse, ancora oggi hanno storie, culture, lingue ed economie ben distinte: la Repubblica Domenicana e quella di Haiti.

Dopo la sanguinosa, l'imposizione della e la presidenza del generale , Parigi riconobbe ufficialmente la sovranità Haiti nel 1825 in cambio di un ingente risarcimento che il piccolo Stato riuscì a saldare solo nel 1947. Nonostante l'importo venne ridotto in un secondo momento, fu senza alcun dubbio una delle principali cause che contribuirono al vertiginoso declino dell'economia haitiana. In seguito, si succedettero innumerevoli e violentissime , tanto che nel 1915.Questi ultimi avevano già da tempo affermato i propri interessi e, tramite l'applicazione di dazi sui prodotti agricoli e un'importante controllo delle finanze, provocarono ulteriori ostacoli allo sviluppo del paese.

Dopo la sanguinosa insurrezione degli schiavi, l'imposizione della supremazia mulatta e la presidenza del generale Toussaint Louvertoure, Parigi riconobbe ufficialmente la sovranità Haiti nel 1825 in cambio di un ingente risarcimento che il piccolo Stato riuscì a saldare solo nel 1947. Nonostante l'importo venne ridotto in un secondo momento, l'indennizzo preteso dai francesi fu senza alcun dubbio una delle principali cause che contribuirono al vertiginoso declino dell'economia haitiana. In seguito, si succedettero innumerevoli e violentissime crisi interne, tanto che nel 1915 indussero gli Stati Uniti ad invadere il territorio.Questi ultimi avevano già da tempo affermato i propri interessi e, tramite l'applicazione di dazi sui prodotti agricoli e un'importante controllo delle finanze, provocarono ulteriori ostacoli allo sviluppo del paese.

La presenza statunitense fu decisiva fino alla seconda metà del '900, quando ebbe inizio la terribile dittatura di François Duvalier, detto "Papa Doc", seguita da quella del figlio Jean-Claude, "Baby Doc". Successivamente, si instaurano quasi esclusivamente governi precari, ci furono colpi di stato e proteste popolari, presidenti e capi di governo dimessi (o costretti a farlo), oltre che una corruzione dilagante. Fu negli anni '90 che la questione haitiana assunse una maggiore rilevanza sul piano internazionale: nel 1993 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU impose un embargo commerciale e permise, l'anno successivo, l'attuazione di un nuovo intervento americano.

La turbolenta storia di Haiti è ciò che la rende così peculiare rispetto agli Stati circostanti. La zona è in effetti ciclicamente esposta agli uragani caraibici, ma ciò non rende i suoi vicini fragili quanto lo è questo paese. Il terremoto di magnitudo 7.0 del gennaio 2010, con epicentro a pochi chilometri dalla capitale Port-au-Prince, è considerato tra i primi al mondo per numero di vittime. In aggiunta, nell'ottobre dello stesso anno è scoppiata una gravissima epidemia di colera che oggigiorno continua a colpire parte della popolazione, e nel 2016 l'uragano Matthew, il più potente dell'ultimo decennio, ha ampiamente devastato il territorio.

L'attuale percezione della comunità internazionale rispetto al contesto hatiano è quella di una realtà piegata dalle catastrofi che ha subito, con pochissime ed inadeguate infrastrutture, in cui anche le ONG operano riscontrando enormi difficoltà. È evidente la pessima gestione fatta degli aiuti esteri, ed in tal senso è chiaro persino quanto abbiano inciso le mancate assunzioni di responsabilità da parte degli altri attori esterni coinvolti. Le condizioni sanitarie sono pessime ed i cittadini, ridotti alla fame, risentono non di meno delle pericolose attività svolte dalle bande criminali, strettamente legate all'aspetto politico.

Negli ultimi anni, il potere delle gang sembra essere aumentato anche grazie alle armi ed ai finanziamenti chel'ex presidente Jovenel Moïse, assassinato il 7 luglio 2021, avrebbe fortino loro in cambio di sostegno. Da allora, l'impopolare Ariel Henry ha faticosamente guidato il paese sino al febbraio 2024 quando le queste, per la prima volta coalizzate tra loro, hanno scatenato un'ondata di violenze ed assunto il controllo di gran parte del territorio (e dell'80% della capitale). Mentre l'ormai dimissionario Henry si trovava a Nairobi per stringere accordi con il Kenya, che appoggiato dall'ONU avrebbe dovuto guidare un'operazione di peacekeeping, le bande hanno assaltato porti, prigioni, strade, stazioni di polizia e aeroporti. Nei giorni seguenti hanno bloccato i rifornimenti di carburante, energia e cibo, compromettendo i servizi essenziali, al fine di far cadere il governo e stabilire la propria supremazia.

Ad oggi la stessa Haiti, che un tempo era la più rigogliosa colonia del Nuovo Mondo, è in mano alle organizzazioni criminali. Le pochissime forze dell'ordine attive sono sprovviste di una reale protezione e, dopo che Stati Uniti e ONU hanno sollecitato il rientro di cittadini e personale "non essenziale", il nuovo "governo di transizione" ha esteso lo stato di emergenza. I principali leader politici stanno patteggiando con i gangsters e lavorando per far sì che si svolgano al più presto delle elezioni democratiche, ma di fatto coloro che detengono il potere sono i capi delle bande. Tra di essi, l'ex comandante di polizia Guy Philippe e soprattutto l'ex ufficiale Jimmy Chérizier, detto "Barbecue",sono tra le figure più temute ed autorevoli.

L'odierno scenario hatiano è nel complesso desolante. Recentemente, la comunità internazionale sta cominciando ad assumere una crescente consapevolezza e, di conseguenza, a farsi carico di quanto sta avvenendo. La vicina Repubblica Dominicana risente della pressione migratoria e si propone di velocizzare la costruzione di un muro lungo il confine che, in ogni caso, se non adeguatamente sorvegliato sarebbe pressoché inutile. Tuttavia, la speranza è che questo paese possa risorgere, che la popolazione riesca ad abbandonare la fragile condizione in cui è costretta a sopravvivere, confidando nel fatto che la solidarietà mostrata nei loro confronti evolva in un concreto ed efficace piano di aiuti.

The Ruin of Haiti

The history of Haiti is that of a state that is paying dearly for the consequences of the atrocious events that have occurred since its birth. The precious former French colony was the first 'black' republic in the world, formally declaring its independence in 1804 after years of slavery and revolts. Since then, the civil war has continued to be a constant like the fluctuating socioeconomic structure and widespread corruption. Still the theater of numerous humanitarian and climate crises today, Haiti is unquestionably the result of Western colonial yoke.

The Caribbean island of Hispaniola, located between Cuba and Puerto Rico, originally underwent Spanish domination with the arrival of Christopher Columbus, and at the beginning of the 17th century saw the settlement of the French in the West. The powers divided the territory between them, founding two realities which, although interconnected, still have very distinct histories, cultures, languages ​​and economies today: the Dominican Republic and that of Haiti.

After the bloody slave insurrection, the imposition of mulatto supremacy and the presidency of General Toussaint Louvertoure, Paris officially recognized Haiti's sovereignty in 1825 in exchange for a huge compensation that the small state managed to pay only in 1947. Despite the amount was reduced at a later time, the compensation demanded by the French was without a doubt one of the main causes that contributed to the dizzying decline of the Haitian economy. Subsequently, countless and very violent internal crises followed, so much so that in 1915 they induced the United States to invade the territory. The latter had already asserted their interests for some time and, through the application of duties on agricultural products and significant control of finances, caused further obstacles to the country's development.

The US presence was decisive until the second half of the 20th century, when the terrible dictatorship of François Duvalier, known as "Papa Doc", began, followed by that of his son Jean-Claude, "Baby Doc". Subsequently, precarious governments were established almost exclusively, there were coups d'état and popular protests, presidents and heads of government resigned (or forced to do so), as well as rampant corruption. It was in the 1990s that the Haitian issue took on greater importance on an international level: in 1993 the UN Security Council imposed a trade embargo and allowed, the following year, the implementation of a new American intervention.

Haiti's turbulent history is what makes it so distinctive compared to surrounding states. The area is indeed cyclically exposed to Caribbean hurricanes, but this does not make its neighbors as fragile as this country is. The 7.0 magnitude earthquake of January 2010, with its epicenter a few kilometers from the capital Port-au-Prince, is considered among the first in the world for the number of victims. In addition, in October of the same year a very serious cholera epidemic broke out which continues to affect part of the population today, and in 2016 Hurricane Matthew, the most powerful of the last decade, widely devastated the territory.

The current perception of the international community with respect to the Hatian context is that of a reality bent by the catastrophes it has suffered, with very few and inadequate infrastructures, in which even NGOs operate encountering enormous difficulties. The poor management of foreign aid is evident, and in this sense it is even clear how much the failure to assume responsibility on the part of the other external actors involved has had an impact. The health conditions are terrible and the citizens, reduced to hunger, suffer no less from the dangerous activities carried out by the criminal gangs, closely linked to the political aspect.

In recent years, the power of the gangs seems to have increased also thanks to the weapons and funding that former president Jovenel Moïse, assassinated on 7 July 2021, allegedly provided them in exchange for support. Since then, the unpopular Ariel Henry has laboriously led the country until February 2024 when these, for the first time in coalition with each other, unleashed a wave of violence and assumed control of a large part of the territory (and of 80 % of the capital). While the now resigned Henry was in Nairobi to make agreements with Kenya, which was supposed to lead a peacekeeping operation supported by the UN, the gangs attacked ports, prisons, roads, police stations and airports. In the following days they blocked supplies of fuel, energy and food, compromising essential services, in order to bring down the government and establish their supremacy.

To date, Haiti itself, which was once the most flourishing colony in the New World, is in the hands of criminal organizations. The very few active law enforcement agencies lack real protection and, after the United States and the UN urged the return of citizens and "non-essential" personnel, the new "transitional government" extended the state of emergency. The main political leaders are making deals with the gangsters and working to ensure that democratic elections take place as soon as possible, but in fact those who hold power are the leaders of the gangs. Among them, the former police commander Guy Philippe and above all the former officer Jimmy Chérizier, known as "Barbecue", are among the most feared and authoritative figures.

The current Hatian scenario is overall desolate. Recently, the international community is starting to become increasingly aware and, consequently, to take charge of what is happening. The neighboring Dominican Republic is feeling the effects of migratory pressure and intends to speed up the construction of a wall along the border which, in any case, if not adequately monitored would be almost useless. However, the hope is that this country can rise again, that the population will be able to abandon the fragile condition in which they are forced to survive, trusting in the fact that the solidarity shown towards them will evolve into a concrete and effective aid plan.

Di Elena Sofia BRANDI, Sconfinare

Dopo la sanguinosa, l'imposizione della e la presidenza del generale , Parigi riconobbe ufficialmente la sovranità Haiti nel 1825 in cambio di un ingente risarcimento che il piccolo Stato riuscì a saldare solo nel 1947. Nonostante l'importo venne ridotto in un secondo momento, fu senza alcun dubbio una delle principali cause che contribuirono al vertiginoso declino dell'economia haitiana. In seguito, si succedettero innumerevoli e violentissime , tanto che nel 1915.Questi ultimi avevano già da tempo affermato i propri interessi e, tramite l'applicazione di dazi sui prodotti agricoli e un'importante controllo delle finanze, provocarono ulteriori ostacoli allo sviluppo del paese.

Dopo la sanguinosa insurrezione degli schiavi, l'imposizione della supremazia mulatta e la presidenza del generale Toussaint Louvertoure, Parigi riconobbe ufficialmente la sovranità Haiti nel 1825 in cambio di un ingente risarcimento che il piccolo Stato riuscì a saldare solo nel 1947. Nonostante l'importo venne ridotto in un secondo momento, l'indennizzo preteso dai francesi fu senza alcun dubbio una delle principali cause che contribuirono al vertiginoso declino dell'economia haitiana. In seguito, si succedettero innumerevoli e violentissime crisi interne, tanto che nel 1915 indussero gli Stati Uniti ad invadere il territorio.Questi ultimi avevano già da tempo affermato i propri interessi e, tramite l'applicazione di dazi sui prodotti agricoli e un'importante controllo delle finanze, provocarono ulteriori ostacoli allo sviluppo del paese.

La presenza statunitense fu decisiva fino alla seconda metà del '900, quando ebbe inizio la terribile dittatura di François Duvalier, detto "Papa Doc", seguita da quella del figlio Jean-Claude, "Baby Doc". Successivamente, si instaurano quasi esclusivamente governi precari, ci furono colpi di stato e proteste popolari, presidenti e capi di governo dimessi (o costretti a farlo), oltre che una corruzione dilagante. Fu negli anni '90 che la questione haitiana assunse una maggiore rilevanza sul piano internazionale: nel 1993 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU impose un embargo commerciale e permise, l'anno successivo, l'attuazione di un nuovo intervento americano.

La turbolenta storia di Haiti è ciò che la rende così peculiare rispetto agli Stati circostanti. La zona è in effetti ciclicamente esposta agli uragani caraibici, ma ciò non rende i suoi vicini fragili quanto lo è questo paese. Il terremoto di magnitudo 7.0 del gennaio 2010, con epicentro a pochi chilometri dalla capitale Port-au-Prince, è considerato tra i primi al mondo per numero di vittime. In aggiunta, nell'ottobre dello stesso anno è scoppiata una gravissima epidemia di colera che oggigiorno continua a colpire parte della popolazione, e nel 2016 l'uragano Matthew, il più potente dell'ultimo decennio, ha ampiamente devastato il territorio.

L'attuale percezione della comunità internazionale rispetto al contesto hatiano è quella di una realtà piegata dalle catastrofi che ha subito, con pochissime ed inadeguate infrastrutture, in cui anche le ONG operano riscontrando enormi difficoltà. È evidente la pessima gestione fatta degli aiuti esteri, ed in tal senso è chiaro persino quanto abbiano inciso le mancate assunzioni di responsabilità da parte degli altri attori esterni coinvolti. Le condizioni sanitarie sono pessime ed i cittadini, ridotti alla fame, risentono non di meno delle pericolose attività svolte dalle bande criminali, strettamente legate all'aspetto politico.

Negli ultimi anni, il potere delle gang sembra essere aumentato anche grazie alle armi ed ai finanziamenti chel'ex presidente Jovenel Moïse, assassinato il 7 luglio 2021, avrebbe fortino loro in cambio di sostegno. Da allora, l'impopolare Ariel Henry ha faticosamente guidato il paese sino al febbraio 2024 quando le queste, per la prima volta coalizzate tra loro, hanno scatenato un'ondata di violenze ed assunto il controllo di gran parte del territorio (e dell'80% della capitale). Mentre l'ormai dimissionario Henry si trovava a Nairobi per stringere accordi con il Kenya, che appoggiato dall'ONU avrebbe dovuto guidare un'operazione di peacekeeping, le bande hanno assaltato porti, prigioni, strade, stazioni di polizia e aeroporti. Nei giorni seguenti hanno bloccato i rifornimenti di carburante, energia e cibo, compromettendo i servizi essenziali, al fine di far cadere il governo e stabilire la propria supremazia.

Ad oggi la stessa Haiti, che un tempo era la più rigogliosa colonia del Nuovo Mondo, è in mano alle organizzazioni criminali. Le pochissime forze dell'ordine attive sono sprovviste di una reale protezione e, dopo che Stati Uniti e ONU hanno sollecitato il rientro di cittadini e personale "non essenziale", il nuovo "governo di transizione" ha esteso lo stato di emergenza. I principali leader politici stanno patteggiando con i gangsters e lavorando per far sì che si svolgano al più presto delle elezioni democratiche, ma di fatto coloro che detengono il potere sono i capi delle bande. Tra di essi, l'ex comandante di polizia Guy Philippe e soprattutto l'ex ufficiale Jimmy Chérizier, detto "Barbecue",sono tra le figure più temute ed autorevoli.

L'odierno scenario hatiano è nel complesso desolante. Recentemente, la comunità internazionale sta cominciando ad assumere una crescente consapevolezza e, di conseguenza, a farsi carico di quanto sta avvenendo. La vicina Repubblica Dominicana risente della pressione migratoria e si propone di velocizzare la costruzione di un muro lungo il confine che, in ogni caso, se non adeguatamente sorvegliato sarebbe pressoché inutile. Tuttavia, la speranza è che questo paese possa risorgere, che la popolazione riesca ad abbandonare la fragile condizione in cui è costretta a sopravvivere, confidando nel fatto che la solidarietà mostrata nei loro confronti evolva in un concreto ed efficace piano di aiuti.

The Ruin of Haiti 

The history of Haiti is that of a state that is paying dearly for the consequences of the atrocious events that have occurred since its birth. The precious former French colony was the first 'black' republic in the world, formally declaring its independence in 1804 after years of slavery and revolts. Since then, the civil war has continued to be a constant like the fluctuating socioeconomic structure and widespread corruption. Still the theater of numerous humanitarian and climate crises today, Haiti is unquestionably the result of Western colonial yoke.

The Caribbean island of Hispaniola, located between Cuba and Puerto Rico, originally underwent Spanish domination with the arrival of Christopher Columbus, and at the beginning of the 17th century saw the settlement of the French in the West. The powers divided the territory between them, founding two realities which, although interconnected, still have very distinct histories, cultures, languages ​​and economies today: the Dominican Republic and that of Haiti.

After the bloody slave insurrection, the imposition of mulatto supremacy and the presidency of General Toussaint Louvertoure, Paris officially recognized Haiti's sovereignty in 1825 in exchange for a huge compensation that the small state managed to pay only in 1947. Despite the amount was reduced at a later time, the compensation demanded by the French was without a doubt one of the main causes that contributed to the dizzying decline of the Haitian economy. Subsequently, countless and very violent internal crises followed, so much so that in 1915 they induced the United States to invade the territory. The latter had already asserted their interests for some time and, through the application of duties on agricultural products and significant control of finances, caused further obstacles to the country's development.

The US presence was decisive until the second half of the 20th century, when the terrible dictatorship of François Duvalier, known as "Papa Doc", began, followed by that of his son Jean-Claude, "Baby Doc". Subsequently, precarious governments were established almost exclusively, there were coups d'état and popular protests, presidents and heads of government resigned (or forced to do so), as well as rampant corruption. It was in the 1990s that the Haitian issue took on greater importance on an international level: in 1993 the UN Security Council imposed a trade embargo and allowed, the following year, the implementation of a new American intervention.

Haiti's turbulent history is what makes it so distinctive compared to surrounding states. The area is indeed cyclically exposed to Caribbean hurricanes, but this does not make its neighbors as fragile as this country is. The 7.0 magnitude earthquake of January 2010, with its epicenter a few kilometers from the capital Port-au-Prince, is considered among the first in the world for the number of victims. In addition, in October of the same year a very serious cholera epidemic broke out which continues to affect part of the population today, and in 2016 Hurricane Matthew, the most powerful of the last decade, widely devastated the territory.

The current perception of the international community with respect to the Hatian context is that of a reality bent by the catastrophes it has suffered, with very few and inadequate infrastructures, in which even NGOs operate encountering enormous difficulties. The poor management of foreign aid is evident, and in this sense it is even clear how much the failure to assume responsibility on the part of the other external actors involved has had an impact. The health conditions are terrible and the citizens, reduced to hunger, suffer no less from the dangerous activities carried out by the criminal gangs, closely linked to the political aspect.

In recent years, the power of the gangs seems to have increased also thanks to the weapons and funding that former president Jovenel Moïse, assassinated on 7 July 2021, allegedly provided them in exchange for support. Since then, the unpopular Ariel Henry has laboriously led the country until February 2024 when these, for the first time in coalition with each other, unleashed a wave of violence and assumed control of a large part of the territory (and of 80 % of the capital). While the now resigned Henry was in Nairobi to make agreements with Kenya, which was supposed to lead a peacekeeping operation supported by the UN, the gangs attacked ports, prisons, roads, police stations and airports. In the following days they blocked supplies of fuel, energy and food, compromising essential services, in order to bring down the government and establish their supremacy.

To date, Haiti itself, which was once the most flourishing colony in the New World, is in the hands of criminal organizations. The very few active law enforcement agencies lack real protection and, after the United States and the UN urged the return of citizens and "non-essential" personnel, the new "transitional government" extended the state of emergency. The main political leaders are making deals with the gangsters and working to ensure that democratic elections take place as soon as possible, but in fact those who hold power are the leaders of the gangs. Among them, the former police commander Guy Philippe and above all the former officer Jimmy Chérizier, known as "Barbecue", are among the most feared and authoritative figures.

The current Hatian scenario is overall desolate. Recently, the international community is starting to become increasingly aware and, consequently, to take charge of what is happening. The neighboring Dominican Republic is feeling the effects of migratory pressure and intends to speed up the construction of a wall along the border which, in any case, if not adequately monitored would be almost useless. However, the hope is that this country can rise again, that the population will be able to abandon the fragile condition in which they are forced to survive, trusting in the fact that the solidarity shown towards them will evolve into a concrete and effective aid plan.

Di Elena Sofia BRANDI, Sconfinare