La Siria in mano ai ribelli anti Assad/Syria in the hands of anti-Assad rebels
All'alba dell'8 dicembre, Damasco è caduta in mano ai ribelli antigovernativi. La conquista della capitale è avvenuta a poche ore da quella di Homs, seconda città di Siria e poco più di una settimana dopo quella di Aleppo.
Un domino improvviso ed inaspettato, che, nel giro di una settimana, ha scardinato lo status quo siriano. Per quanto il Paese fosse in una guerra civile dal 2014, è da notare come negli ultimi anni, specialmente dopo la caduta dell'ISIS, le posizioni delle varie fazioni sembravano cristallizzate. Fino ad un paio di settimane fa, a spartirsi la maggior parte della Siria erano il governo di al-Assad (appoggiato da Russia ed Iran) e quello delle forze curde dell'SDF (sostenute dagli USA), mentre i ribelli antigovernativi capeggiati dell'HTS erano limitati ad una porzione contenuta nel nord-ovest del paese. Ad oggi la situazione si è ribaltata, con i ribelli antigovernativi (informalmente sostenuti dalla Turchia) che governano le città principali della Siria e buona parte del Paese. All'alba dell'8 dicembre, il presidente della Siria Bashar al-Assad, la cui famiglia governa in Siria dal 1970, è fuggito in Russia.
I ribelli antigovernativi appaiono come un gruppo eterogeneo in termini di orientamento ideologico e religioso, guidato tuttavia dall' Hay'at Tahir Al-Sham (HTS), letteralmente 'Comitato per la liberazione del Levante', un movimento di matrice islamista sunnita. Il leader del Comitato è Abu Muhammad al-Julani, ex-membro di Al-Qaeda ed ISIS nonché fondatore del gruppo jihadista siriano Al-Nusra. L'immagine che lo 'Sceicco conquistatore' ha cercato di dare di sé negli ultimi anni è quella di un 'jihadista ripulito' e ciò è testimoniato anche da una sua recente intervista con la CNN. Per quanto le fazioni presenti all'interno della coalizione antigovernativa sembrano ad oggi essere coese e coordinate nella lotta contro Assad, è da vedere quanto questo equilibrio reggerà con i futuri sviluppi del conflitto.
La domanda che sorge in queste ore è dove sono Mosca e Teheran, sponsor principali del regime di al-Assad ed entrambi con profondi interessi regionali in Siria. Russia in primis, che, oltre ad avere una base aerea nella città di Latakia, ha a Tartus uno dei suoi pochissimi 'porti d'acqua calda', al quale la Russia non è disposta a rinunciare. Assad al governo o meno. In queste ultime ore corre voce di un accordo segreto tra Iran, Turchia e Russia sul mantenimento a quest'ultima delle sua basi militari.
Si attende anche la reazione della cancellerie occidentali, la maggior parte delle quali considera l'HTS un movimento terrorista: a testimonianza di ciò si noti come gli Stati Uniti abbiano attiva dal 2017 una taglia di 10 milioni di dollari su Al-Julani stesso.
Syria in the hands of anti-Assad rebels
At dawn on December 8, Damascus fell into the hands of anti-government rebels. The capture of the capital occurred just hours after that of Homs, Syria's second-largest city, and a little more than a week after the fall of Aleppo.
This sudden and unexpected domino effect has upended the Syrian status quo within a week. Although the country has been in a civil war since 2014, it's worth noting how, in recent years, especially after the fall of ISIS, the positions of the various factions seemed frozen. Until a couple of weeks ago, most of Syria was divided between the government of al-Assad (supported by Russia and Iran) and the Kurdish SDF forces (backed by the U.S.), while the anti-government rebels led by HTS were confined to a small area in the northwest.
Today, the situation has been turned on its head, with anti-government rebels (informally supported by Turkey) controlling Syria's main cities and much of the country. By the morning of December 8, Syrian President Bashar al-Assad, whose family has ruled Syria since 1970, had fled to Russia.
The anti-government rebels appear to be a heterogeneous group in terms of ideological and religious orientation, though they are led by Hay'at Tahrir al-Sham (HTS), which translates to "Committee for the Liberation of the Levant," an Islamist Sunni movement. The leader of the committee is Abu Muhammad al-Julani, a former member of Al-Qaeda and ISIS and the founder of the Syrian jihadist group Al-Nusra. In recent years, the "Conqueror Sheikh" has tried to present himself as a "reformed jihadist," as evidenced by a recent CNN interview.
Although the factions within the anti-government coalition appear cohesive and coordinated in their fight against Assad for now, it remains to be seen how long this balance will hold as the conflict evolves.
The pressing question at this moment is: where are Moscow and Tehran, the principal backers of the al-Assad regime, both of which have significant regional interests in Syria? Russia, in particular, has a vested interest due to its airbase in Latakia and one of its few "warm water ports" in Tartus—strategic assets Russia is unwilling to relinquish, with or without Assad in power.
Rumors of a secret agreement between Iran, Turkey, and Russia have emerged in recent hours, suggesting that Russia may retain its military bases.
Western governments' reaction is also awaited. Most regard HTS as a terrorist organization, as evidenced by the fact that the United States has offered a $10 million reward for al-Julani's capture since 2017.
Luca MOZZI