Per una nuova via della seta/For a new Silk Road
Si è conclusa, nella giornata del 31 luglio, la missione diplomatica che ha tenuto impegnata Giorgia Meloni in Cina dal 28 dello stesso mese.
In ordine, gli incontri che ha sostenuto sono stati col primo ministro Li Qiang, il presidente Xi Jinping, Zhao Leji, presidente dell'Assemblea del popolo, e Chen Jining, segretario del partito comunista di Shanghai.
Questo è un momento fondamentale per le sorti delle relazioni bilaterali tra il nostro paese e la Cina: le parti coinvolte tenteranno di definire le preminenti questioni in sospeso e soventi volte rimandate, per via soprattutto della divergenza di vedute circa gli ultimi sconvolgimenti bellici.
Il nodo da districare risulta essere l'annoso progetto della Via della Seta che, sulle vestigia del remoto passato, vuole imprimere vigore e sostanza ai rapporti commerciali, solidificando al contempo la cooperazione scientifico-tecnologica e promuovendo le reciproche culture.
Il tutto ebbe inizio con il memorandum d'intesa firmato sotto il primo governo Conte nell'anno 2019: l'episodio fu eclatante poiché l'Italia, aderendovi, assunse una marcata posizione in nome dei propri interessi nazionali, dimostrandosi l'unico membro del G7 disposto a parteciparvi e, oltre al Portogallo, l'unico in Europa.
Questi nuovi prospetti suscitarono l'avversione degli altri paesi dell'Unione, ma soprattutto della governance americana, che tradusse l'avanzata cinese alla stregua di un'ingerenza avente come fine l'ampliamento dei propri orizzonti nello spazio vitale occidentale.
Gli obiettivi prefissati però non si raggiunsero e ciò, unitamente alla scomoda posizione diplomatica, indussero la premier italiana a propendere per la sospensione del piano quinquennale. A questo, va addotta la sentita necessità di evitare tensioni con gli altri paesi occidentali, in una fase particolarmente delicata per la politica estera, che richiedeva e tuttora richiede unità di pensiero e azione. Ciononostante, in simultanea a questo passo indietro, allo scopo di evitare uno strappo troppo netto, Meloni dichiarò il 'Partenariato strategico-globale', ricalcando il precedente forum commerciale inaugurato dal governo Berlusconi del 2004.
Nell'incontro, dunque, di primario interesse risultano essere gli interscambi commerciali, che nel 2023 hanno toccato l'ammontare di 66,8 miliardi di euro, facendo della Cina, al di fuori del contesto europeo, il secondo maggiore partner commerciale dopo gli USA.
A conferma ulteriore del legame intessuto tra il nostro paese e quello orientale, sono le 1600 aziende italiane lì presenti e gli ingenti investimenti esteri diretti. In vista di ciò, verrà presentato e ufficializzato il Business Forum Italia-Cina, suggellando il rinnovo della promessa fatta anni addietro.
L'altra tematica, sulla quale inevitabilmente discuteranno, sarà il prosieguo della guerra in Ucraina, con Xi Jinping che si destreggia tra il mantenere la posizione di maggiore alleato di Putin e il tentativo di vivificare concretamente il tavolo delle trattative, all'insegna di una risoluzione pacifica del conflitto.
L'Italia, che presiede quest'anno la presidenza del G7, deve dimostrare di riuscire a coniugare entrambe le istanze: la visione atlantista ed europeista, assieme al dialogo con la Cina, che si evince essere una promettente, seppur difficoltosa, sfida.
For a new Silk Road
The diplomatic mission that has kept Giorgia Meloni busy in China since the 28th of the same month ended on July 31st.
In order, the meetings he held were with Prime Minister Li Qiang, President Xi Jinping, Zhao Leji, president of the People's Assembly, and Chen Jining, secretary of the Shanghai Communist Party.
This is a fundamental moment for the fate of bilateral relations between our country and China: the parties involved will attempt to define the pre-eminent outstanding and often postponed issues, mainly due to the divergence of views regarding the latest war upheavals.
The knot to unravel turns out to be the age-old Silk Road project which, on the vestiges of the remote past, aims to give vigor and substance to commercial relations, while solidifying scientific-technological cooperation and promoting mutual cultures. It all began with the memorandum of understanding signed under the first Conte government in 2019: the episode was sensational since Italy, by adhering to it, took a marked position in the name of its own national interests, proving itself to be the only member of the G7 willing to participate and, besides Portugal, the only one in Europe.
These new prospects aroused the aversion of the other countries of the Union, but above all of the American governance, which interpreted the Chinese advance as an interference with the aim of broadening its horizons in the Western living space.
However, the set objectives were not achieved and this, together with the awkward diplomatic position, led the Italian prime minister to lean towards the suspension of the five-year plan. To this, we must add the felt need to avoid tensions with other Western countries, in a particularly delicate phase for foreign policy, which required and still requires unity of thought and action. Nonetheless, simultaneously with this step backwards, in order to avoid too clear a break, Meloni declared the 'Global Strategic Partnership', following the previous commercial forum inaugurated by the Berlusconi government in 2004.
In the meeting, therefore, of primary interest are trade exchanges, which in 2023 reached the amount of 66.8 billion euros, making China, outside the European context, the second largest trading partner after the USA . Further confirmation of the bond established between our country and the eastern one are the 1600 Italian companies present there and the huge foreign direct investments. In view of this, the Italy-China Business Forum will be presented and made official, sealing the renewal of the promise made years ago.
The other issue, which they will inevitably discuss, will be the continuation of the war in Ukraine, with Xi Jinping juggling between maintaining his position as Putin's greatest ally and the attempt to concretely revive the negotiating table, in the name of peaceful resolution of the conflict.
Italy, which chairs the presidency of the G7 this year, must demonstrate that it is able to combine both instances: the Atlanticist and pro-European vision, together with the dialogue with China, which appears to be a promising, albeit difficult, challenge.
Antonia BUONGIORNO