Tra Cina e Siccità, dov'è la Panama degli USA?/Beetween China and drought, where is Panama in the USA?

24.07.2024

di Luca Mozzi

Vero e proprio ponte tra due mondi, con i suoi 80 chilometri di lunghezza il Canale di Panama collega le due più grandi masse d'acqua del pianeta, garantendo il passaggio interoceanico a più di quattordicimila navi l'anno. Circa il 6 per cento del commercio globale avviene proprio su queste acque, rendendo Panama uno snodo fondamentale per l'emisfero occidentale, nonché uno dei colli di bottiglia più importanti del globo. Questa situazione si è vista però bruscamente modificata tra l'autunno e l'inverno scorso quando, a causa di una significativa diminuzione delle piogge nella regione, il canale non disponeva più dell'acqua sufficiente a garantire il passaggio delle navi, la cui media giornaliera è calata drasticamente, passando da 38 a 24 transiti ogni giorno. Il dibattito tra climatologi e scienziati sulla natura della siccità è ancora in corso, ma quest'ultima sembrerebbe imputabile più al fenomeno climatologico noto come El Niño, che al cambiamento climatico stesso. Riscaldamento globale o no, la situazione ha creato scompiglio nel commercio internazionale, causando imbottigliamenti e ritardi, costringendo le navi a pagare somme elevatissime, si parla addirittura di milioni di euro (da aggiungere al prezzo di transito di quattrocentomila euro) per avere diritto a un passaggio prioritario. Alternativa: riscoprire le antiche rotte dei conquistadores e virare a sud, verso il leggendario quanto poco pratico stretto di Magellano, tertium non datur.

Ad essere maggiormente colpiti da questo shock sono i commerci che connettono le due coste degli States e quelli che collegano la East Coast statunitense con l'Asia, Cina in particolare. Sono proprio questi due gli attori attorno ai quali negli ultimi anni si è sviluppata la competizione economica a Panama, la cui dimensione istmica è una pregiata preda geopolitica. Niente di nuovo per gli Stati Uniti, artefici della nazione panamense prima ancora dello stesso canale di Panama, mentre l'approdo della Cina nella nazione centroamericana è un evento ben più recente.

Con la costruzione del canale di Panama, iniziata nel 1903 per volere di Theodore Roosevelt e terminata nel 1914, la mastodontica opera idraulica divenne subito un monopolio degli Stati Uniti, che, fino al 1979, tennero sotto la propria sovranità il territorio attorno al canale, regolandone autonomamente i traffici. Se il ruolo che il canale ebbe nello sviluppare l'economia statunitense non è trascurabile, ancora di meno lo è l'importanza del medesimo per la nascente potenza navale americana: la connessione interoceanica permetteva infatti alla US Navy di muovere con maggiore libertà il suo naviglio militare; specialmente alla luce delle nuove acquisizioni territoriali americane conseguite nella guerra ispano-americana (1898), tra le quali annoveriamo Guam, Porto Rico e le Filippine. Con l'apertura di un canale a Panama, gli Stati Uniti ebbero modo di applicare appieno la Dottrina Monroe, teoria ottocentesca mirante ad evitare le ingerenze europee nelle Americhe, approfondendola però tramite il Corollario Roosevelt, che contemplava un ruolo statunitense attivo nella preservazione degli equilibri del centro-sud America; rendendo implicitamente gli Stati Uniti i padroni indiscussi dell'area.

La storia recente di Panama è dunque indissolubilmente legata a quella del suo canale e, soprattutto, a quella degli Stati Uniti, ma questo legame risulta oggi decisamente più debole, e non solo a causa della siccità. La missione globale 'in solitaria' intrapresa dagli Stati Uniti negli ultimi trent'anni, unita al conseguente malessere interno del popolo americano, hanno permesso infatti alla Cina, rivale principale degli USA, di stabilirsi saldamente nella più intima sfera di influenza americana, ovvero l'America latina. A Panama, questa transizione si è cristallizzata nel 2017, con la decisione del governo di riconoscere ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese al posto della Repubblica di Cina (Taiwan). Panama rimaneva infatti uno dei 12 stati, non a caso in maggior parte situati proprio in Sud America, quindi nel backyard della Superpotenza, a riconoscere ancora la sovranità di Taiwan. A partire dall'anno seguente, con l'entrata di Panama nella Belt and Road Intiative e la visita del presidente cinese Xi Jinping a Panama City, si sono sviluppati numerosi progetti commerciali ed infrastrutturali congiunti. Tra questi spiccano l'intensificazione delle esportazioni panamensi di rame in Cina, la costruzione cinese di un ponte sul canale da un miliardo e mezzo di dollari e il crescente controllo di Pechino dei porti di Colón, Cristóbal e Balboa, tramite compagnie a forte partecipazione statale quali Landbridge e Hutchison.

Altro elemento essenziale per comprendere l'influenza della Cina in America Latina e, più in generale, nel Sud del mondo è la diplomazia, strumento essenziale sul quale Pechino ha investito moltissimo negli ultimi anni, formando funzionari sempre più preparati quanto assertivi. Quest'aumento è stato anche quantitativo, tanto che nel 2019 la Repubblica Popolare Cinese ha ufficialmente sorpassato gli Stati Uniti per numero di rappresentanze diplomatiche in giro per il mondo, dando particolare attenzione proprio all'America Latina e all'Africa, colmando il vuoto lasciato dai Paesi occidentali. Proprio a Panama, la Cina aveva progettato di stabilire la sua ambasciata sulla visibilissima penisola Amador, ovvero esattamente all'entrata del canale; questo gesto non è piaciuto agli Stati Uniti, che hanno fatto pressione al governo panamense affinché l'idea non andasse in porto. Una vittoria di Pirro per la diplomazia americana a Panama, che, nonostante disponga dell'ambasciata più grande ed importante del Paese, l'ha lasciata per oltre quattro anni senza un ambasciatore, a causa dell'ostruzionismo di alcuni senatori americani che negavano a Biden l'approvazione dei rappresentanti da lui proposti. Così tra il 2018 e il 2022, anni chiave per l'ascesa cinese nella regione, alla guida dell'ambasciata americana a Panama si sono succeduti tre chargés d'affaires, diplomatici di rango intermedio, decisamente meno influenti di un ambasciatore di grado. Una situazione analoga si è verificata nello stesso periodo in Brasile, Nicaragua, El Salvador ed Uruguay. Impotenza decisionale, che si traduce in congelamento strategico, che reca con sé il rischio che i governi latinoamericani inizino a dubitare dell'interesse americano nell'area e si rivolgano ad altre potenze.

Ciononostante, tanto gli Stati Uniti restano ancora essenziali a Panama, quanto è vero il contrario. Il controllo degli stretti marittimi è infatti una condizione necessaria al mantenimento della posizione apicale che Washington ha attualmente nel settore militare e del commercio internazionale. Sebbene gli USA restino infatti il principale investitore ed utilizzatore del canale di Panama, le crescenti influenze cinesi nell'area e il rischio futuribile di nuove siccità nel canale rendono il Paese centroamericano un tassello delicatissimo nell'attuale scacchiere geopolitico. Difficilmente gli Stati Uniti riusciranno a mettere in atto una nuova dottrina Monroe aggiustata su Pechino e, allo stesso modo, risulta poco probabile lo sviluppo di una nuova infrastruttura interoceanica che annulli le attuali problematicità del canale di Panama. A tale riguardo, è tuttavia interessante citare il progetto cinese, mai realizzato, per la costruzione di un altro canale in grado di connettere Oceano Atlantico e Pacifico, situato però in Nicaragua, non a caso paese notoriamente anti-USA, dunque disposto a favorire gli interessi di nazioni avverse agli Stati Uniti d'America.

Avvenuta in quasi concomitanza con gli attacchi degli Huthi a Suez, la siccità nel canale di Panama, così come le mire espansionistiche cinesi nella regione, devono farci riflettere sull'importanza economica e strategica dei choke points globali. Essenza ultima della globalizzazione, gli stretti marittimi ne sono infatti anche il più evidente tallone d'Achille e Washington, da attuale garante dell'equilibrio mondiale, non può permettersi di perderli. Canale di Panama in primis.

Between China and drought, where is Panama in the USA?

A true bridge between two worlds, with its 80 kilometers of length the Panama Canal connects the two largest bodies of water on the planet, guaranteeing the interoceanic passage of more than fourteen thousand ships a year. About 6 percent of global trade takes place on these waters, making Panama a key hub for the Western Hemisphere, as well as one of the most important bottlenecks on the globe. However, this situation was abruptly changed between last autumn and winter when, due to a significant decrease in rainfall in the reg on, the canal no longer had sufficient water to guarantee the passage of ships, whose daily average has dropped dramatically, going from 38 to 24 transits every day. The debate between climate scientists and scientists on the nature of drought is still ongoing, but the latter seems to be attributable more to the climatological phenomenon known as El Niño, than to climate change itself. Global warming or not, the situation has created havoc in international trade, causing bottlenecks and delays, forcing ships to pay very high sums, there is even talk of millions of euros (to be added to the transit price of four hundred thousand euros) to be entitled to a priority passage. Alternative: rediscover the ancient routes of the conquistadors and turn south, towards the legendary yet impractical Strait of Magellan, tertium non datur.

Those most affected by this shock are the businesses that connect the two coasts of the States and those that connect the US East Coast with Asia, China in particular. These are precisely the two actors around which economic competition has developed in Panama in recent years, whose Isthmian dimension is a valuable geopolitical prey. Nothing new for the United States, creators of the Panamanian nation even before the Panama Canal itself, while China's arrival in the Central American nation is a much more recent event.

With the construction of the Panama Canal, begun in 1903 at the behest of Theodore Roosevelt and completed in 1914, the mammoth hydraulic work immediately became a monopoly of the United States, which, until 1979, held the territory around the canal under its sovereignty, regulating traffic autonomously. If the role that the canal had in developing the US economy is not negligible, its importance for the nascent American naval power is even less so: the interoceanic connection in fact allowed the US Navy to move its ships with greater freedom military; especially in light of the new American territorial acquisitions achieved in the Spanish-American War (1898), among which we include Guam, Puerto Rico and the Philippines. With the opening of a canal in Panama, the United States was able to fully apply the Monroe Doctrine, a nineteenth-century theory aimed at avoiding European interference in the Americas, but deepening it through the Roosevelt Corollary, which contemplated an active US role in the preservation of the balance from Central and South America; implicitly making the United States the undisputed masters of the area.

The recent history of Panama is therefore inextricably linked to that of its canal and, above all, to that of the United States, but this bond is decidedly weaker today, and not only because of the drought. The 'solo' global mission undertaken by the United States in the last thirty years, combined with the consequent internal malaise of the American people, have in fact allowed China, the main rival of the USA, to establish itself firmly in the most intimate American sphere of influence, that is, 'Latin America. In Panama, this transition crystallized in 2017, with the government's decision to officially recognize the People's Republic of China instead of the Republic of China (Taiwan). In fact, Panama remained one of the 12 states, not surprisingly mostly located in South America, therefore in the Superpower's backyard, to still recognize Taiwan's sovereignty. Starting from the following year, with Panama's entry into the Belt and Road Initiative and the visit of Chinese President Xi Jinping to Panama City, numerous joint commercial and infrastructure projects were developed. Prominent among these are the intensification of Panamanian copper exports to China, the Chinese construction of a one and a half billion dollar canal bridge and Beijing's growing control of the ports of Colón, Cristóbal and Balboa, through companies with strong state participation such as Landbridge and Hutchison.

Another essential element for understanding China's influence in Latin America and, more generally, in the South of the world is diplomacy, an essential tool in which Beijing has invested heavily in recent years, training officials who are increasingly prepared and assertive. This increase was also quantitative, so much so that in 2019 the People's Republic of China officially overtook the United States in terms of the number of diplomatic representations around the world, giving particular attention to Latin America and Africa, filling the gap left from Western countries. Precisely in Panama, China had planned to establish its embassy on the highly visible Amador peninsula, i.e. exactly at the entrance to the canal; This gesture did not please the United States, which put pressure on the Panamanian government to ensure that the idea did not go through. A Pyrrhic victory for American diplomacy in Panama, which, despite having the largest and most important embassy in the country, left it without an ambassador for over four years, due to the obstructionism of some American senators who denied Biden the approval of the representatives proposed by him. Thus between 2018 and 2022, key years for China's rise in the region, three chargés d'affaires, intermediate-rank diplomats, decidedly less influential than a high-ranking ambassador, took over the helm of the American embassy in Panama. A similar situation occurred in the same period in Brazil, Nicaragua, El Salvador and Uruguay. Decision-making impotence, which translates into strategic freezing, which brings with it the risk that Latin American governments begin to doubt American interest in the area and turn to other powers.

Nonetheless, as much as the United States still remains essential to Panama, the opposite is true. The control of maritime straits is in fact a necessary condition for maintaining the leading position that Washington currently has in the military and international trade sectors. Although the USA remains the main investor and user of the Panama Canal, the growing Chinese influences in the area and the future risk of new droughts in the canal make the Central American country a very delicate piece in the current geopolitical chessboard. The United States will hardly be able to implement a new adjusted Monroe Doctrine on Beijing and, in the same way, the development of a new interoceanic infrastructure that will eliminate the current problems of the Panama Canal is unlikely. In this regard, it is however interesting to mention the Chinese project, never realised, for the construction of another canal capable of connecting the Atlantic and Pacific Oceans, but located in Nicaragua, not surprisingly a notoriously anti-USA country, therefore willing to favor interests of nations adverse to the United States of America.

Occurring almost simultaneously with the Houthi attacks on Suez, the drought in the Panama Canal, as well as Chinese expansionist aims in the region, must make us reflect on the economic and strategic importance of global choke points. The ultimate essence of globalization, the maritime straits are in fact also its most obvious Achilles' heel and Washington, as the current guarantor of world balance, cannot afford to lose them. Panama Canal first and foremost