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Ottobre-Novembre 2012

Ottobre-Novembre 2012 - ATLANTIS

Cover: Chi sta uccidendo la classe media?

Il dibattito infuria sulle due sponde dell’Atlantico. La classe media è la più colpita dalla crisi. Per qualcuno è addirittura morta o sul punto di morire. Ma chi è il killer? La risposta, tranchant, è in poche righe scritte dal maestro di liberismo, Nicola Matteucci nel 2006 (ben lontano dall’inizio della crisi).

"Alexis de Tocqueville vide che la democrazia (americana) si fondava nel ceto medio escludendo la vecchia aristocrazia e la nuova rappresentata dal ceto degli industriali. Così Gaetano Mosca vide che un governo parlamentare doveva fondarsi sul ceto medio. Il governo (italiano) nella sua azione ha voluto uccidere questo ceto medio per instaurare un governo populista nel senso peronista del termine: insomma peronista e giustizialista. Ci sono i poveri e non c’è la classe media. Protagonisti sono i sindacati non i partiti che (il Presidente del Consiglio) non ama. Si salveranno i molto ricchi da grande impresa, non le piccole e medie imprese che appartengono al ceto medio…" Domanda: chi era al governo in Italia nel 2006?

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In questo numero, tra gli altri argomenti, l’intervista al Console Generale Usa a Milano Kyle R. Scott; due articoli su turismo e ambiente di Roberto Fini, economista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Stefania Schipani economista ambientale all’Università Tor Vergata di Roma; il proseguo della collaborazione (e amicizia) con Maurizio Molinari, La Stampa Usa, attraverso la rubrica Sguardo da New York; l’articolo The Middleman in the Ameritalia di Rossana Dal Zio fornito della Queens University Ny sull’identità italo-americana; i pezzi degli architetti Michieletto-Del Piccolo dell’Università IUAV di Venezia; l’inizio di una nuova rubrica “Uno sguardo sul Mondo” di Arduino Paniccia, esperto di strategie economiche e militari e Docente all’Università di Trieste e Udine; il pezzo di Alessandro Serena, Docente di Storia dello Spettacolo Circense all’Università Statale di Milano sul clown David Larible  e l’intervista di Carlo Mazzanti a Pasquale Nestico fondatore di Filitalia International a Filadelfia. 

Buona lettura.

Agosto-Settembre 2012

Agosto-Settembre 2012 - ATLANTIS

Il secondo numero dell’anno della rivista internazionale Atlantis. 

In questo numero, tra gli altri argomenti, un approfondimento del concetto di megalopoli da parte di Roberto Fini, economista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e con un’intervista a Cesare De MIchelis; l’inizio di una collaborazione (e amicizia) con Maurizio Molinari, La Stampa Usa, attraverso la rubrica Una finestra su New York; un pezzo di Alessandro Marzo Magno sul suo splendido L’alba dei libri; l’articolo di Fred L. Gardaphe della Queens University Ny sull’identità italo-americana, i pezzi degli architetti Caprioglio e Michieletto-Del Piccolo e il testo di Roberto Vecchiato sulla nascita della Farmacia a Venezia e l'antico rimedio della Teriaca. 

Buona lettura.

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Cover: Il Leviatano

Il Leviatano divora i suoi figli... Il Leviatano è sempre affamato. E blandisce i suoi figli facendo loro pensare che è indispensabile al loro benessere e alla loro salute.

Con il Leviatano non si può convivere, se vogliamo essere liberi, se vogliamo una società che premi e rispetti gli individui quanto più possibile, se vogliamo essere noi a decidere il nostro destino, come vivere e come morire, allora uccidiamo il Leviatano prima che ci uccida.

Se per farlo dovremo combattere anche contro coloro che - nostri simili e suoi figli - lo difendono perché non conoscono altro modo per vivere, allora combatteremo.

E anche quando avremo combattuto, avremo vinto e ucciso il Leviatano, dovremo sempre vegliare e ricordare affinché in futuro i nostri figli e i figli dei nostri figli non debbano fare altrettanto.

Giugno-Luglio 2012

Giugno-Luglio 2012 - ATLANTIS

Un’isola di libertà


Ispirata al mitico continente scomparso che univa l’Europa all’America, “Atlantis” è la nuova rivista che vuole porsi come baricentro culturale e politico del mondo globalizzato.

Atlantis è un’isola leggendaria citata da Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia, scritti nel 360 avanti Cristo. Atlantis (in italiano Atlantide), era una potenza navale “situata di fronte alle Colonne d’Ercole” (più o meno in mezzo all’Oceano Atlantico tra Europa e America). Atlantis, secondo il mito, avrebbe conquistato gran parte dell’Europa Occidentale e dell’Africa, circa 9.000 anni prima di Solone. Dopo un tentativo (fallito) di conquistare Atene, “in un solo giorno e in una sola notte” l’isola sprofondò nelle acque per sempre. Atlantis e`, dunque, un mito. Ed è un mito che rivive piu` volte nell’immaginario intellettuale e politico dell’Occidente. Un’isola e` quella di Thomas More, che scrive nel 1516 in latino, e si chiama Utopia. Utopia ospita una società ideale. In latino nel 1624 e tre anni dopo in inglese, esce “New Atlantis”. La novella utopistica di Francis Bacon, descrive il futuro nell’umanita` in un crescendo di scoperte e conoscenze che liberano l’umanita` portandola a una giustizia assoluta. L’elenco potrebbe continuare, invece ecco la rivista Atlantis, che individua nella fantastica e immaginaria isola nel mezzo dell’Oceano Atlantico il baricentro culturale e politico di questo mondo globalizzato, nel quale (quasi) tutti hanno imparato a produrre e competere sui mercati, ma senza avere ottenuto diritti individuali sufficienti a definire quegli uomini (e donne) produttori anche uomini (e donne) liberi. Atlantis sta nel mezzo tra Europa e America anche per fungere da ponte ideale e da strumento di confronto e comparazione dei modelli di sviluppo, magari partendo dal territorio e dalla citta` in cui nasce e viene edito, Venezia. Una città che per alcuni secoli è stata il centro editoriale più importante dell’Europa di allora e cioè del mondo. Una città d’acqua e commercio che ha costruito e mantenuto la sua forza e liberta` finché è stata una potenza marittima vocata al mercantilismo, avendo nel mare il suo vero orizzonte economico e politico e non nella terraferma. “Venezia era una superpotenza con comportamenti in qualche modo paragonabili a quelli del gigante dei nostri tempi, gli Stati Uniti – scrive nel suo “L’alba dei libri” il giornalista Alessandro Marzo Magno – per esempio i veneziani giravano regolarmente armati molto più di qualsiasi altro contemporaneo e la repubblica era uno dei più importanti esportatori d’armi del tempo. Le navi veneziane venivano mandate nei punti caldi del Mediterraneo a mostrare la propria bandiera per fare capire che era meglio evitare di avere a che fare con loro. Una sorta di antesignano fleet in being che avrebbe caratterizzato per secoli le politiche navali”. Il filo conduttore di Atlantis, quindi, è il legame atlantico declinato soprattutto nel confronto tra soggetti che si ispirano a un’organizzazione socialmente flessibile e mercantilistica, insomma meritocratica in confronto a una continentale, statalistica, burocratica e socialmente ingessata. L’acqua e il mare sono la vera scena mondiale su cui si sono giocate tutte le strategie classiche (oggi sono importanti anche i cieli e lo spazio). Insomma Venezia è stata per secoli centro libero di produzione culturale, di scambio di merci e informazioni, di finanza, diritto e anche perché no di costruzione di mode: dalla cosmesi, alle vesti, alla gastronomia. Poi il declino. Oggi la ricerca di una nuova identità può e deve passare dal confronto con chi ha preso il testimone ideale per superarla mantenendone vivo lo spirito ideale. Questa realtà è oltreoceano. A Occidente. Dal confronto e dalla comparazione nascerà un modo di essere importanti in Europa ma non sudditi dell’Europa. Dal confronto e dalla comparazione nascerà la onsapevolezza delle proprie identità e della propria vocazione. Atlantis vuole essere un baluardo, anche se leggero e divertente nella lettura, della libertà purtroppo a volte tradita da un progetto di Europa così recente e già così vecchio. Buona lettura.

ATLANTIS

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